Politica

«In Libia controlli finiti Adesso l'Italia rischia una marea di sbarchi»

Il ministro dell'Interno: «La guardia costiera combatte Haftar, non può più fare filtro»

Fausto Biloslavo

Tripoli La «bomba» migranti pronta a riesplodere, la Guardia costiera che ha interrotto le intercettazioni dei gommoni, il duro affondo contro la Francia, l'Italia «alleata» di ferro, che potrebbe finire nel mirino del generale Haftar e il rischio di uno scenario siriano. Non ha peli sulla lingua, Fathi Beshaga, ministro dell'Interno libico che fronteggia l'attacco su Tripoli, nell'intervista esclusiva a il Giornale.

Ministro com'è la situazione sul terreno dopo due settimane di guerra?

«Sta migliorando e nei prossimi giorni passeremo al contrattacco».

Ma uno dei generali di Haftar ha appena annunciato la conquista di Tripoli prima del Ramadan, che inizia il prossimo mese...

«Facile fare una sparata del genere a migliaia di chilometri di distanza, ma sul terreno la realtà e ben diversa».

Martedì ha incontrato l'ambasciatore italiano a Tripoli. Di cosa avete parlato?

«Su come riprendere a pieno ritmo e aumentare la cooperazione. Apprezziamo l'appoggio del governo italiano a differenza di altri Paesi, che hanno agito contro il governo legale del Paese, come la Francia sponsor del ribelle Haftar».

Domani si terrà una manifestazione nel centro di Tripoli, dopo il lancio dei missili Grad su quartieri residenziali nella capitale: si chiede l'espulsione dell'ambasciatrice francese. Lei cosa ne pensa?

«Prima dell'attacco l'ambasciatrice era venuta a farci visita. Le ho spiegato che la posizione della Francia sta causando collera in Tripolitania. Questo sentimento della popolazione potrebbe forzarci a cambiare le nostre relazioni con Parigi (ieri il ministro dell'Interno ha sospeso la cooperazione per la sicurezza nda)».

L'Italia ha 400 soldati in Libia che si occupano dell'ospedale di Misurata, e aiutano pure le istituzioni libiche. Pensa che dovremmo inviare più truppe?

«Voglio ringraziare l'Italia per essere rimasta al nostro fianco mentre altre nazioni hanno ritirato i loro militari (americani, ma anche francesi e inglesi, nda). Però la battaglia contro Haftar è la nostra guerra e non abbiamo bisogno di soldati stranieri».

Secondo indiscrezioni Haftar potrebbe colpire per rappresaglia interessi italiani in Libia. È possibile?

«Non posso escluderlo. Haftar è impazzito e per questo potrebbe accadere qualcosa del genere. Sicuramente ha scatenato un'ondata di aggressività nei confronti del governo italiano».

La «bomba» migranti rischia di riesplodere?

«A causa del conflitto abbiamo perso il controllo dei passaggi dei clandestini non solo dal Sud e stiamo cominciando a notare un aumento degli arrivi. Se non finirà presto temo che il numero aumenterà in maniera drammatica. Il caos provocato dal conflitto ci riporterà indietro alla stessa situazione di crisi (il boom degli sbarchi dell'estate 2017, nda) precedente alla collaborazione con l'Italia, che ha ridotto al minimo i flussi».

La Guardia costiera argina ancora le partenze?

«Ogni giorno circolano voci su raid delle truppe di Haftar lungo la costa. La Guardia costiera è focalizzata sulla protezione della popolazione e della Tripolitania. In questo momento ha dovuto interrompere le operazioni di intercettazione degli immigrati illegali».

Non sarebbe meglio negoziare con Haftar?

«Non c'è alcun spazio per il negoziato con Haftar e nessun posto per lui . L'unica soluzione è che il Consiglio di sicurezza dell'Onu imponga lo stop alla guerra, ma la Francia si è messa di traverso. Il conto lo pagheremo noi e l'Italia, in termini di sbarchi illegali».

Teme uno scenario siriano per la disgraziata Libia?

«Il pericolo esiste. Basta pensare al ruolo della Russia sempre più vicina ad Haftar. E lo scenario libico potrebbe essere ancora peggiore perchè il nostro Paese è grande e ricco di risorse. Le frontiere aperte permettono ai gruppi terroristi di infiltrarsi facilmente.

E i primi a pagare sarebbero i Paesi europei».

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