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Libia, l'Italia chiede la guida della missione

Il segretario alla Difesa Usa Carter: «Roma si è offerta, noi la appoggeremo con forza». Ma restano le incognite sul governo

Riccardo Pelliccetti«L'Italia, essendo così vicina, ha offerto di prendere la guida in Libia. E noi abbiamo già promesso che li appoggeremo con forza». Il segretario alla Difesa americano, Ash Carter, nel corso di una conferenza stampa, ha annunciato che la coalizione internazionale entrerà in campo quando sarà formato un governo libico e si è augurato che avvenga «al più presto». Ma da Tobruk, dove hanno sede il parlamento e il governo libici riconosciuti dalla comunità internazionale, è arrivata un'altra fumata nera. La Camera, infatti, ieri ha tenuto solo consultazioni informali perché è mancato il numero legale. Si è persa così un'altra opportunità per votare la fiducia al governo di unità nazionale del premier designato Fayez Al Sarraj. Martedì scorso il Parlamento aveva aggiornato a ieri la seduta per la votazione ma alcuni deputati avevano già preannunciato che non ci sarebbe stata una consultazione ufficiale. La fiducia al nuovo governo è un fattore determinante per permettere un intervento militare in Libia nel rispetto del diritto internazionale. Lo stesso premier Matteo Renzi si è detto preoccupato per l'impasse. «Il quadro internazionale è molto complicato ha detto il presidente del consiglio . Se arrivano timidi segnali di speranza dalla tregua in Siria e dalle elezioni in Iran, preoccupa ancora lo stallo in Libia e la tensione economica globale». Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni si dice fiducioso, ma non nasconde i ritardi sulla tabella di marcia: «In Libia sosteniamo la soluzione di un governo di accordo nazionale, la sosteniamo da tempo. Ci sono credo delle buone notizie che riguardano il fatto che la maggioranza dei parlamentari di Tobruk ha sottoscritto un documento di appoggio al nuovo governo, ma ancora non c'è un accordo formale, stiamo continuando a lavorarci».Nel frattempo, la macchina militare è già pronta. Ci sono ricognizioni aeree continue, con droni americani e italiani che decollano da Sigonella e quelli inglesi che decollano da Cipro. Altri velivoli spia, inclusi gli Amx italiani schierati a Trapani, scattano foto e monitorano le comunicazioni radio grazie ad apparati a lungo raggio, che permettono loro di restare fuori dallo spazio aereo libico. Sul terreno, poi, già operano le forze speciali francesi, ufficialmente solo come consulenti dell'Esercito libico. Ma Parigi si è già mobilitata. La portaerei Charles De Gaulle compirà «nei prossimi due giorni manovre con la Marina egiziana», secondo quanto riportato dal sito arabo Al-Wasat. La portaerei ha lasciato il Golfo Persico lunedì scorso, «è in rotta verso il Mediterraneo e deve arrivare al largo del litorale libico alla fine della settimana in corso» (che nei paesi islamici finisce venerdì). La De Gaulle, nel Golfo dal 19 dicembre, imbarca «gruppi combattenti a disposizione dell'esercito francese per raccogliere informazioni sulla Libia per aria e mare».

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