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Libia, Salvini: "Terroristi pronti a partire per l'Italia"

Il ministro ai buonisti: "Chi dice 'porti aperti' fa male all'Italia e all'Ue". Conte: "Fermare conflitto, rischio guerra civile"

Libia, Salvini: "Terroristi pronti a partire per l'Italia"

Il ministro dell'Interno Matteo Salvini torna a parlare di Libia e lancia l'allarme sull'arrivo dei terroristi in caso di ondata di profughi provenienti dalle coste del Nord Africa. Secondo il leader della Lega, che ha parlato ai microfoni di Porta a Porta, "ci sono dei sicuri terroristi pronti a partire direzione Italia. Chi dice 'porti apertì' fa il male dell'Italia e dell'Europa". "È chiaro ed evidente che se la Libia salta, e stiamo lavorando affinché non accada e spero che i francesi stiano facendo altrettanto gettando acqua sul fuoco e non benzina della Total, ci sono dei sicuri terroristi che sono pronti a partire" ha continuato il ministro della Lega. E sono accuse che non lasciano spazi ad alcun dubbio su quale sia il vero obiettivo del capo del Carroccio.

Non una mezzi termini quindi Salvini. E rilancia un allarme che in questi giorni risuona da più parti. Lo stesso ministro dell'Interno,incontrando il vice premier libico Ahmed Maitig, aveva detto: "Ci sono 500 terroristi detenuti nelle carceri libiche, non vorremmo che arrivassero via mare". E lo stesso premier del governo riconosciuto di Tripoli, Fayez al-Sarraj, ha parlato di una possibile ondata di migranti verso l'Italia con il forte rischio di infiltrazioni jihadiste. Una minaccia che la nostra intelligence sta monitorando da molto tempo.

Conte riferisce al Senato

Intanto ,il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, riferendo al Senato sulla crisi che sta sconvolgendo la Libia, ha parlato della possibilità di recrudescenza del fenomeno terroristico: "La situazione di caos e violenza accresce fortemente anche il rischio di una recrudescenza del fenomeno terroristico, del resto ancora ben presente in Libia, come confermato dell'attentato compiuto il 9 aprile da Daesh a Fuqaha (Al Jufra) e come dimostrato dall'infiltrazione di elementi jihadisti tra le fila di milizie e gruppi combattenti". Dimostrando quindi che a Palazzo Chigi, come al Viminale, il rischio del terrorismo è considerato estremamente rilevante.

Il presidente del Consiglio ha parlato del forte rischio di guerra civile nel Paese successiva a questa escalation. E ha soprattutto ricordato come l'influenza di potenze straniere abbia effetti destabilizzanti sull'intero Paese nordafricano, portando quindi la libia a una fragilità perenne. In questa fase, ha spiegato Conte, la comunità internazionale "non sempre ha parlato con una voce unica" per supportar e il lavoro delle Nazioni Unite. E il premier ha ricordato anche le divergenze con la Francia, per quanto riguarda la crisi libica, sono "inammissibili".

Ma i piani francesi sembrano essere molto differenti da quelli italiani.

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