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"In Libia il vostro governo sta sprecando i soldi"

L'ufficiale italiano: «Che errore dare motovedette a una Guardia costiera che non può agire»

"In Libia il vostro governo sta sprecando i soldi"

«Scrivetelo, il vostro governo sta buttando i soldi in mare. State addestrando e fornendo motovedette a una Guardia Costiera che a Tripoli non ha accesso al mare. A Misurata invece sarà inutile perché le barche dei migranti non partono da lì. Partono dalla spiaggia di Gharabouli a Est di Tripoli e da Zawya e Zwara, due città tra la Capitale e la Tunisia».

Giulio Lolli, 51 anni, in una precedente vita è stato un imprenditore nautico di Rimini. Nel 2011 dopo una sfortunata bancarotta approdò latitante in Libia e in seguito a un mandato di cattura internazionale finì nelle galere del regime. Liberato dai rivoluzionari anti gheddafiani combatté al loro fianco fino alla caduta del Colonnello. Oggi in virtù del suo passato nautico e dell'impossibilità di rimettere piedi in Italia dove è ricercato s'è trovato una nuova occupazione. «Sono spiega in questa intervista telefonica a Il Giornale - un ufficiale delle Forze Speciali di Sicurezza Marittima. Siamo una brigata di 153 uomini che controlla il porto Tripoli e ha l'incarico di recuperare migranti e feriti e sfollati».

Una milizia?

«Il termine non è corretto. Siamo una polizia del mare, dipendiamo dal ministero dell'Interno di Tripoli e lavoriamo per il governo del premier Serraj. Siamo la vera e unica Guardia Costiera di Tripoli».

Il governo Serraj non sembra saperlo. Ha chiesto a quello italiano di addestrarne una tutta nuova

«È un grosso errore. Noi dal 2013 a oggi abbiamo recuperato e riportato a terra 4mila migranti. La guardia costiera in cui state investendo è un'entità esclusivamente burocratica. Non hanno mai fatto un'operazione in mare e non avranno la possibilità di farne perché il porto di Tripoli è controllato da noi».

Vuol dire che non li farete entrare?

«Per farlo dovranno avere un permesso del governo. Ma il ministero dell'Interno ha affidato a noi il controllo del porto. Quindi non si sa proprio da chi dipenderanno».

Magari l'Italia non si fida di un gruppo in cui opera un latitante

«Io sono solo un ufficiale. Le Forze di Sicurezza Marittime sono una forza riconosciuta agli ordini di Taha El Musharatti, un famoso comandante della rivoluzione. Abbiamo combattuto anche a Sirte contro i terroristi dell'Isis, abbiamo avuto un morto e 25 feriti».

Però il governo Serraj non sembra ricordarselo

«Ce ne siamo resi conto quando Serraj è andato a Roma chiedendo soldi e aiuti. C'è qualcosa di strano in tutto questo. Il governo italiano dovrebbe mandare qualcuno dell'ambasciata al porto. Così si renderebbero conto che tutta quella zona è sotto il nostro controllo».

Forse temono che non combattiate i trafficanti di uomini

«Abbiamo avuto scontri a fuoco con i trafficanti di droga perché non dovremmo affrontare quelli di uomini. Dateci i mezzi e li annienteremo. Quell'affare è in mano a quattro o cinque famiglie e tutti sanno chi sono. Abbiamo sconfitto l'Isis non abbiamo certi paura di loro».

Ma è vero che sono in affari con le Ong?

«Dateci soldi e mezzi e indagheremo anche su quello».

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