Cronache

"Il liceale padovano è precipitato da solo" La famiglia non ci sta: non lo dice il pm

Secondo gli inquirenti milanesi il 19enne liceale padovano era solo all'alba del 10 maggio scorso

"Il liceale padovano è precipitato da solo" La famiglia non ci sta: non lo dice il pm

Non ci sono - e non ci sono mai stati - elementi probanti, evidenti che potessero spiegare la morte di Domenico Maurantonio come una bravata finita male, con relativa omissione di soccorso. Secondo gli inquirenti milanesi il 19enne liceale padovano era solo all'alba del 10 maggio scorso. Quando, in gita con la sua classe a Milano per l'Expo, intorno alle 5 del mattino, è uscito dalla stanza al quinto piano dell'albergo «Leonardo Da Vinci» di Bruzzano che divideva con tre compagni di classe e poi, più tardi, è stato trovato cadavere, dopo essere caduto dalla finestra della scala antincendio del quinto piano.

Dopo 50 giorni d'indagine - quindi d'interrogatori ripetuti più volte qui e a Padova, di sopralluoghi, di ricerca di testimoni e di riscontri scientifici - tutti gli elementi in possesso degli inquirenti andrebbero sempre e solo in un'unica direzione, quella della disgrazia. Le feci trovate in profusione nel corridoio, sulla scala e accanto al cadavere, fanno pensare che Domenico si sia sentito male e, preferendo non usare il bagno della stanza - forse perché poco intimo per un malessere violento come il suo e la presenza dei tre amici nella camera - è uscito a cercare un altro bagno. Non trovando la toilette, in qualche modo, ha cercato di liberarsi di quell'enorme mal di pancia, forse sporgendosi con la parte inferiore del corpo sul davanzale della finestra e, probabilmente già indebolito dal suo stato fisico, ha perso l'equilibrio ed è piombato nel vuoto. Purtroppo nessuno si è accorto di nulla e il cadavere è stato trovato solo tre ore dopo.

Naturalmente si tratta di una versione dei fatti che la famiglia Maurantonio non riesce ad accettare. Eraldo Stefani, avvocato dei genitori di Domenico, non crede che i magistrati possano aver lasciato trapelare simili indiscrezioni e quindi si stupisce della ridda di voci che porterebbe ad escludere inequivocabilmente la presenza di qualcun altro sulla base dei dati raccolti.

Il legale dunque invita alla cautela. Le indagini, che vedono impegnati la squadra mobile di Milano, il procuratore aggiunto di Milano Alberto Nobili e i pm Claudio Gittardi e Giancarla Serafini, sono ancora in corso. Così come gli accertamenti sul dna.

Presto dunque per tirare le somme? «Sia io sia i pm stiamo facendo una serie di accertamenti - ha precisato l'avvocato - per cui non credo che quella sia una dichiarazione veritiera».

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