Politica

L'imprendibile Igor protetto dagli amici Al setaccio il suo pc

Svolta «virtuale» nelle indagini: al vaglio degli esperti informatici i «like» sui social

Lucia Galli

Introvabile, dopo 18 giorni di caccia all'uomo. Irreperibile, secondo le maglie della burocrazia che, già due anni fa, collegando il puzzle delle sue molte aggressioni, dopo averne setacciato cellulare e profilo facebook, avevano bollato in questo modo «Igor il russo». Non avendo fissa dimora, le ricerche si allentarono, senza sapere che quello che, fino ad allora, era un terribile rapinatore seriale si sarebbe trasformato, meno di due anni dopo, in uno spietato killer.

Ora si riparte anche dal web e dalle tracce del suo cellulare. Un'utenza non più utilizzata da mesi cui si sarebbero sostituite due, forse tre, nuove schede con cui Igor è stato collocato dalle celle telefoniche nei luoghi dei delitti fra Budrio e Molinella, ma soprattutto avrebbe aggiornato e «depurato» il suo profilo facebook, il 9 aprile, dopo il secondo omicidio, quella della guardia ecologica Valerio Verri.

La convinzione è che Igor sia spalleggiato da una rete, pur piccola, di fiancheggiatori. Sulla pagina registrata con il nome di Norbert Feher, l'ultimo post risaliva alla sera prima dell'aggressione della guardia giurata di Consandolo. Era il 26 marzo e Igor poteva contare su diverse decine di amici e like. Poi, dopo l'agguato a Verri, molti post e alcuni contatti sono stati cancellati. Da chi? Da lui o da alcuni «amici», anche donne forse dell'est Europa - cui sarebbero riconducibili le utenze telefoniche.

L'immagine di un killer connesso alla rete contrasta con quella di un fuggitivo che si da alla macchia e taglia ogni contatto col mondo. Infatti sono ben due le testimonianze secondo cui Igor rapinava, sparava e parlava al telefono. La prima è ancora quella della guardia giurata, aggredita a Consandolo: Igor gli intimò di stare a terra e, nel frattempo, comunicava a qualcuno i dettagli della pistola di cui si era impossessato. Poi c'è un nuovo testimone che, prima di Pasqua, ha confermato di aver incrociato Igor a bordo del Fiorino bianco la notte dell'8 aprile. Era al telefono e guidava veloce: aveva appena ucciso Verri e stava per incappare nel posto di blocco da cui si sarebbe dileguato a piedi. Queste sono le ultime tracce «databili» del killer. Ogni altro avvistamento ha una collocazione spaziale, ma non temporale. Solo nelle ultime 72 ore Igor è stato «visto» almeno 3 volte, in un campo di cipolle, lungo il canale delle Botte e anche su un treno per Rovigo. Tutto si verifica, nulla si tralascia. Senza risparmiare energie ne piegare il morale. I cani hanno trovato tracce ematiche. Ma le ferite non possono essere quelle rimediate nella colluttazione con Davide Fabbri, poi ucciso il 1° aprile. Più probabilmente Igor potrebbe essersi ferito nella fuga ed essere più debole. Per questo i militari intendono «passare alla fase due», concentrandosi su alcuni punti da cui Igor sarebbe sicuramente transitato. Ora si attende anche la pioggia che potrebbe, sì, rendere più difficile la fuga, ma anche la caccia all'uomo.

In queste ore è stato in grado di parlare anche Marco Ravaglia, la guardia ferita nell'agguato in cui Valerio Verri ha trovato la morte.

Come aveva già fatto, con un semplice cenno del capo, prima di finire sotto i ferri e in coma farmacologico, Ravaglia ha riconosciuto il suo aggressore, fornendo agli inquirenti nuovi dettagli su quella notte, l'ultima in cui Igor era sicuramente qui, spietato e connesso.

Commenti