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La linea dura dei prefetti fa discutere

RomaSvuotato il residence, calmati un po' a fatica gli animi di Quinto, trasferiti gli immigrati in una caserma vuota. Se a Treviso il prefetto Maria Augusta Marrosu ha dovuto fare marcia indietro, a Venezia il suo collega Domenico Cuttaia, per evitare il peggio, ha chiesto un incontro con i sindaci della provincia per organizzare «un'accoglienza condivisa». A Roma no. A Roma il prefetto tira dritto. «Su San Nicola c'era un bando e una commissione ha ritenuto che la cooperativa avesse i requisiti necessari. Se decide la gente è finita. Ora spero che si abbassi la temperatura».

Linea dura dunque, durissima. Anche più rigida di quella del governo: Renzi infatti nel pomeriggio telefona al sindaco di Treviso Giovanni Manildo e offre «vicinanza, collaborazione e interesse per l'emergenza». Del resto in questo momento Franco Gabrielli a Roma è un uomo potentissimo. Ignazio Marino si regge per miracolo ed è costretto all'immobilità, la giunta perde pezzi, il Campidoglio è a rischio crisi, così il prefetto-sceriffo ha preso le redini della città e gestisce tutti i dossier importanti, dalla corruzione al Giubileo, dall'ordine pubblico fino appunto all'immigrazione. «Abbiamo assistito a scene indecorose. Auspico che le forze dell'ordine denuncino, in modo tale che queste persone abbiano sulla propria fedina le cose di cui si sono macchiate», commenta Gabrielli dopo gli scontri. Ma il suo piglio decisionista non piace a tutti.

Soprattutto non piace a La Storta, estremo nord di Roma. Francesca Sanchietti, portavoce del comitato Casale San Nicola, chiede l'intervento del Viminale. «Non è possibile che, in un'area dove vivono 250 famiglie, arrivino 100 migranti. Qui mancano le infrastrutture». Ma Alfano è sul banco degli accusati. «Ha scaricando cento profughi - dice Daniela Santanchè - come un bel pacco pensando che i residenti li accogliessero come manna dal cielo. Si dimetta». Anche per Giorgia Meloni «il ministro dell'Interno, assieme Renzi e Marino, è il responsabile, se ne vada». E Roberto Calderoli vuole che Renzi «chieda scusa».

Intanto la gente, all'incrocio tra la Cassia e al Braccianese, ha paura. «Le strade sono buie e isolate, la polizia non passa mai, i furti in casa sono aumentati, In questo quadrante ci sono giuà troppi stranieri». Qualcuno si chiede perché le forze dell'ordine vengano usate «contro e non a difesa dei cittadini». Dice Livia Morini, un'altra esponente del comitato che si batte contro l'arrivo dei rifugiati nella ex scuola Socrate: «Abbiamo fatto qualche tentativo di mediazione, chiedevamo garanzie sulla sicurezza prima di far entrare gli immigrati, ma l'ordine che aveva la polizia era di passare e hanno caricato anche donne e anziani».

E di mano troppo pesante della polizia parla pure il senatore di Forza Italia Francesco Aracri: «Il prefetto a Casale San Nicola ha fatto picchiare i cittadini italiani che devono farsi carico con i propri soldi degli extracomunitari di ogni tipo e subirne da questi anche le aggressioni. Non è un bel vedere».

Roberto Maroni si dice preoccupato: «Se il governo continuerà così a gestire l'emergenza, ci sarà un crescendo di tensioni che culminerà, temo, anche con qualche disordine sociale che vogliamo evitare». Secondo Giovanni Toti «quello che sta accadendo in Veneto e in Lazio può accadere ovunque». E Matteo Salvini: «Invece di rompere le palle ai sindaci e ai cittadini (italiani e immigrati regolari) che protestano, i prefetti facciano il loro lavoro e la smettano di coccolare migliaia di clandestini». Per Luca Zaia «due su tre non sono profughi: abbiamo toccato il punto di non ritorno, infatti c'è stato il big bang». Il Pd invece difende Gabrielli.

«Le proteste - dice Walter Verini - sono strumentalizzate dalla Lega e da Casapound».

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