Cronache

L'intellettuale Saviano è solo un disco rotto

Roberto Saviano non perde occasione per far parlare di sé

L'intellettuale Saviano è solo un disco rotto

Roberto Saviano non perde occasione per far parlare di sé, scrittore modesto in crisi di identità invece di studiare letteratura si rifugia nel sicuro porto della cronaca. Alla Berlinale, il festival dei cinema più a sinistra d'Europa, premiato per la co-sceneggiatura de La paranza dei bambini sgomita sul palco dedicando il riconoscimento alle Ong, sentendosi un po' come Marlon Brando nel 1973, quando rifiutò l'Oscar per difendere gli indiani.

Diciamocelo, a lui come a buona parte degli intellettuali di questo Paese dei disgraziati e dei poveracci non frega niente. Finché funzionano per vendere libri, andare in tv, polemizzare con il governo va bene, quando i temi alla moda saranno altri verranno (metaforicamente) buttati a mare. Per affermare un Ego grande quanto Capodimonte, Saviano ha cesellato una pessima immagine della sua città. A Napoli non ci sono solo delinquenti ma tante brave persone che lavorano per una capitale difficile e contraddittoria ma elegante e vitale. Non è vero che tutti i ragazzini vanno in motorino senza casco, ci sono i vigili che fanno rispettare la legge. Ma a lui conviene insistere sempre sugli stessi temi, che fanno cassetta e gli rafforzano quell'insopportabile aria da guru con cui va in giro a pretendere applausi.

Saviano non è uno scrittore ma un personaggio, sempre in parte, sempre sofferente e tormentato dai mali del mondo. Curasse la scrittura quanto l'immagine sarebbe stato un Norman Mailer, ma non ne ha la stoffa. E allora ci marcia. Lo scorso Salone del Libro si presentò con una scorta degna di uno statista, occupò per oltre un'ora lo spazio accoglienza del Circolo dei lettori, spaparanzato con poca grazia sul divano in attesa che qualcuno gli portasse il caffè e infastidito dai telefonini del pubblico, che un maître-a-penser lo si deve lasciar pensare, appunto.

Dicono bene del film di Claudio Giovannesi, anche la serie Gomorra è molto buona (seppur affatichi il dialetto stretto). Ecco, se Saviano si fosse limitato alla scrittura di genere (come un Lucarelli, un Manzini) certo lo apprezzeremo. Invece ogni suo vagito richiede l'approvazione di quella minoranza residuale di intellettuali che marciano compatti tutti nella stessa direzione, travisando il proprio ruolo storico che dovrebbe essere contro e invece continua a esprimere il più piatto dei conformismi.

Chi sta dietro l'operazione Saviano, ben costruita ma inautentica, dovrebbe suggerirgli di prepararsi a cambiare disco perché il credito sta finendo.

Camorra e migranti potrebbero non bastare per incamerare altri introiti.

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