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L'Inuit e i racconti degli antenati. Così ritrovò due navi scomparse

Morto Kamookak, scoprì i resti della spedizione di Franklin

L'Inuit e i racconti degli antenati. Così ritrovò due navi scomparse

Cresciuto tra gli eschimesi del suo villaggio (ora si chiamano Inuit, quelle popolazioni) Louie Kamookak era sempre stato affascinato dai racconti che aveva sentito fin da piccolo dai vecchi del suo villaggio perso lassù, tra i ghiacci del Circolo Polare Artico canadese. Una storia, su tutte, lo aveva sempre ammaliato. Quella di certi cacciatori di foche del paese di suo nonno che una volta avevano trovato alcuni utensili arrugginiti sparpagliati lungo una spiaggia lontanissima e isolata. Erano gli stessi cacciatori che raccontavano di un misterioso uomo bianco visto mentre rimorchiava con delle funi una grossa scialuppa tra i ghiacci.

Gli ci vollero anni, a Louie, per riuscire a far combaciare i racconti degli anziani del villaggio con i pochi frammenti storicamente provati sulla tragica fine di sir John Franklin, inghiottito dai ghiacci nel 1848 con le sue due navi e i 129 membri dell'equipaggio mentre cercava il mitico Passaggio a Nord Ovest. Gli ci vollero anni, dicevamo; ma alla fine Kamookak (morto la settimana scorsa lasciando un grande rimpianto fra la sua gente) dimostrò di avere ragione. C'erano troppe somiglianze, del resto, tra i racconti degli anziani e le frammentarie notizie (giornali dell'epoca, annotazioni di vecchi esploratori) di quella tragica spedizione perché non si trattasse proprio della storia di John Franklin.

Fu così, seguendo le sue istruzioni, che un gruppo di archeologi canadesi, nel 2014, trovò i resti della nave di Sua Maestà «Erebus». E due anni dopo quelli della «Terror». Erano lì, esattamente dove Kamookak aveva predetto. E dove dicevano i racconti dei vecchi inuit, che non sapevano leggere e scrivere; e le storie, la Storia, se la tramandavano oralmente, di generazione in generazione.

Ora Louie Kamookak è morto, lasciando moglie, cinque figli e sette nipoti. «Louie, ovvero l'ultimo dei grandi esploratori che hanno cercato per 168 anni i resti della spedizione di Franklin». Così ha ricordato la vita e le gesta dell'eroico eschimese John Geiger, il presidente della Royal Canadian Geographic Society. Furono 36 le spedizioni di ricerca che si avventurarono fra i ghiacci dell'Artico Canadese tra il 1847 e il 1859, alla ricerca dei resti della spedizione Franklin. Ma tutte fecero fiasco. Così come fallirono le dozzine di altre spedizioni organizzate per tutto il ventesimo secolo. Ci voleva il coraggio, la fiducia profonda nelle tradizioni e nella «storia» dei cacciatori di foche del suo villaggio del grande Kamookak per venire a capo di uno dei grandi misteri dell'umanità. Per lui erano pronti diplomi, medaglie commemorative, cerimonie. Ma di tutto questo, se fosse vissuto, a Louie Kamookak non sarebbe importato nulla. Gli bastava aver dimostrato raccontava agli alunni della scuola dove aveva insegnato, a Gjoa Haven - l'importanza, il valore, delle storie dei padri.

In una parola, l'importanza della tradizione.

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