Politica

L'invito agli ebrei svela l'ultima bugia di Sala

Il candidato sindaco Pd si era giustificato per l'incontro nella sede Expo parlando di imprevisto. Ma la riunione era fissata da 3 giorni

L'invito agli ebrei svela l'ultima bugia di Sala

Gli invitati all'incontro elettorale fra Beppe Sala e la comunità ebraica sapevano da giorni che sarebbe stato nei locali Expo di via Rovello. Nessun imprevisto, dunque, avrebbe indotto il commissario dell'evento Beppe Sala a spostare in una sede pubblica un'iniziativa politico-elettorale che aveva chiesto e organizzato come candidato alle primarie del centrosinistra. La vicenda è nota, l'ha raccontata il Giornale dopo la pubblicazione su Facebook di una foto che ritraeva i partecipanti all'incontro (esponenti della comunità e sostenitori del candidato) seduti intorno a un tavolo, dietro cui campeggiava il logo della grande esposizione universale di Milano, organizzata con (tanti) soldi pubblici. Nonostante il fuoco di fila del Pd - chiaramente all'attacco per mascherare l'imbarazzo - l'uso di una sede pubblica per un'iniziativa politico elettorale è parso chiaramente inopportuno. Doppiamente discutibile, l'iniziativa, se si considera che, al fianco di Sala nello scatto compariva Ruggero Gabbai, consigliere comunale che a Palazzo Marino presiede la commissione deputata a controllare Expo e i suoi conti. Gabbai, che di Sala è un sostenitore politico, ha cercato di giustificare la gaffe con argomentazioni maldestre. Ha parlato di strumentalizzazioni, spiegando che «il dottor Sala non poteva lasciare la sede di via Rovello». Poi ha chiamato in causa la principale avversaria di Sala, Francesca Balzani, sostenendo che la vicesindaco aveva tenuto un incontro analogo in Comune, ricevendo «nel suo ufficio a Palazzo Marino, anch'essa una sede pubblica», lo stesso gruppo di esponenti della comunità. Tripla gaffe. Sala, al contrario, ha reagito in modo ondivago. Da un lato, dopo averci un po' riflettuto, non ha potuto far altro che ammettere che «certamente è stato un errore» e che «si poteva evitare». Dall'altro lato l'ha buttata in politica, parlando di «una polemica montata» che ha attribuito al «notevole nervosismo del centrodestra e dei 5 Stelle». Ha definito «chiacchiere da bar» i ragionamenti sulla sua doppia veste di commissario Expo e candidato. Ha minimizzato, comunque, parlando di un «disguido», assicurando che «si è fatto, in buona fede, solo per conciliare l'incontro con la mia agenda». Ai microfoni della storica Radio Popolare, poi, ha ricostruito la vicenda e l'«errore», «nato - ha detto - dal fatto che io non potevo uscire perché avevo un impegno improvviso e una riunione che dovevamo fare fuori l'abbiamo fatta dentro».

Un impegno «improvviso» che ha indotto a spostare nella sede Expo di via Rovello una riunione fissata altrove? Questa la tesi. Forse nella comunità ebraica hanno doti di preveggenza, perché sapevano con tre giorni di anticipo che il vertice sarebbe stato in via Rovello. Lo dimostra una comunicazione interna, indirizzata ai consiglieri della comunità, messi al corrente «a nome dei presidenti che il candidato sindaco Giuseppe Sala desidera incontrare alcuni consiglieri venerdì alle ore 12 in via Rovello presso la sede di Expo spa». Chiarissimo. Una invito breve ma eloquente, spedito nel pomeriggio del giorno 12 per il venerdì successivo, il 15. Una carta che «canta», e che, fino a prova del contrario, non lascia spazio a equivoci.

Sarà fonte di nuovi imbarazzi e il punto non è più l'inopportunità dell'incontro, ma la verità di ciò che ha detto Beppe Sala, il manager Expo che si è tolto la cravatta e si è lanciato nell'avventura della politica.

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