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L'Irak campo di battaglia Raid Usa fa 25 morti tra i miliziani filo Iran

Pompeo: «Teheran non osi mettere a rischio vite americane». Hezbollah giura «vendetta»

L'Irak campo di battaglia Raid Usa fa 25 morti tra i miliziani filo Iran

Beirut Si accende lo scontro fra Stati Uniti e Iran e il campo di battaglia questa volta sono l'Irak e la Siria. Domenica l'aviazione americana ha sferrato un duro attacco contro il gruppo paramilitare sciita Kataib Hezbollah. Washington lo accusa di aver condotto venerdì un raid missilistico in Irak su una base Usa, che ha causato la morte anche di un contractor civile statunitense.

Era la prima vittima, dopo una serie di raid sempre più aggressivi con razzi e mortai ed è scattata quindi la ritorsione: il Pentagono ha colpito il deposito delle armi e i centri di comando e controllo di cinque siti della milizia, sia sul territorio iracheno che in Siria. Il contractor è morto quando più di 30 missili hanno colpito una base vicino a Kirkuk. Sono rimasti feriti anche quattro membri del personale di servizio americano e due membri delle forze di sicurezza irachene. La risposta Usa è stata più pesante. Kataib Hezbollah ha dichiarato che 25 combattenti sono stati uccisi e 51 feriti. Gli Stati Uniti sostengono che la milizia è armata dall'Iran e ha forti legami con la forza paramilitare Al Quds di Teheran. Il leader di Kataib Hezbollah Jamal Jaafar Ibrahimi, noto anche come Abu Mahdi al-Muhandis, ha avvertito che «il sangue dei martiri non sarà stato versato invano: la nostra risposta sarà molto dura».

Altri gruppi appoggiati dall'Iran si sono uniti a lui chiedendo l'espulsione delle truppe statunitensi dall'Iraq. «Non abbiamo altra scelta che lo scontro», ha detto la forza paramilitare. «Trump dovrebbe sapere che pagherà un prezzo pesante in Irak e nei Paesi in cui sono presenti le sue forze criminali». Il premier iracheno Adil Abdul Mahdi ha denunciato la «violazione della sovranità irachena», mentre il ministero degli Esteri iraniano ha affermato che gli attacchi statunitensi sono stati un «chiaro esempio di terrorismo».

Dal 2009, gli Stati Uniti hanno designato Kataib Hezbollah come un'organizzazione terroristica e elencato Abu Mahdi al-Muhandis come «terrorista globale». Il gruppo è accusato di aver minacciato la pace e la stabilità dell'Iraq. Subito sono arrivate anche le reazioni americane. Il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Mark Esper ha detto ai giornalisti che i raid «hanno avuto successo» e che ha discusso con il presidente Donald Trump «altre opzioni» per scoraggiare ulteriori attacchi alle forze statunitensi.

Anche il segretario di Stato Mike Pompeo ha preso una posizione molto netta. «Questa non è la prima di una serie di attacchi contro questa particolare struttura irachena e altre in cui vi sono vite americane a rischio. Quello che abbiamo fatto chiarisce ciò che il presidente Trump ha detto per mesi, mesi e mesi: non sopporteremo che la Repubblica islamica dell'Iran intraprenda azioni che mettono in pericolo uomini e donne americani».

Il portavoce del Pentagono Jonathan Hoffman è stato dello stesso parere. «L'Iran e le sue forze per procura devono cessare i loro attacchi contro gli Stati Uniti e le forze della coalizione e rispettare la sovranità dell'Iraq, per prevenire azioni difensive da parte delle forze statunitensi» ha precisato. L'attrito tra gli Stati Uniti e le milizie è cresciuto da quando lo Stato Islamico è stato sconfitto militarmente. Prima entrambe le parti erano impegnate nella guerra all'Isis ora invece lottano ciascuna per la propria influenza in Iraq. L'attacco di venerdì vicino a Kirkuk è l'undicesima volta negli ultimi due mesi che basi irachene dove sono presenti le forze americane sono state colpite da missili di gruppi della milizia sciita alleata dell'Iran.

L'escalation arriva in un momento di caos in Iraq dopo tre mesi di proteste che hanno fatto oltre 400 morti.

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