Politica

L'irritazione azzurra per le prepotenze leghiste

Tensione da Nord a Sud con il Carroccio, che vuole imporre i suoi candidati sindaci

L'irritazione azzurra per le prepotenze leghiste

Roma - «O vi stanno bene i nostri candidati, o pace. Tanto in Friuli la Lega, con o senza Forza Italia, vince lo stesso ovunque». I toni non sono affatto concilianti, nelle trattative nel centrodestra per le candidature alle elezioni amministrative. Per il sindaco di Udine Salvini non ha aspettato di concordare il nome con gli alleati, ma ha lanciato per il 29 aprile Pietro Fontanini, che sta facendo campagna elettorale accanto all'aspirante governatore Massimiliano Fedriga.

Lo stesso ha fatto a Brindisi proclamando unilateralmente Massimo Ciullo e a Terni, con Leonardo Latini, che correranno per la poltrona di primo cittadino il 10 giugno. Quel giorno le elezioni interesseranno quasi 800 comuni in tutt'Italia e martedì si è insediato il tavolo nazionale per scegliere concorrenti condivisi. Sempre che il Carroccio non continui a fare da solo. «Su 20 capoluoghi al voto - spiega Maurizio Gasparri, che rappresenta Fi nel tavolo - la metà ha già candidati unitari, degli altri 5 sono in Sicilia e c'è un quasi accordo sulla città principale, Catania, per gli altri c'è un po' di confusione e cerchiamo la quadra».

Tra gli azzurri monta l'irritazione e la preoccupazione per un sospetto cambio d'atteggiamento dei leghisti, con il tentativo d'imporre i loro nomi, anche a costo di rompere le intese. «Non è che Salvini vuol tenersi le mani libere per un'eventuale accordo di governo senza di noi, superato l'appuntamento delle regionali in cui si corre insieme in Molise e in Friuli Venezia Giulia?», si chiede un dirigente di Fi. Nella regione di confine il leader leghista ha già spuntato il candidato presidente Fedriga, mentre gli azzurri avevano annunciato il loro ed è andato avanti così con il sindaco di Udine.

Lo stesso per alcuni candidati del Nord-Est, a cominciare dal Veneto, dove la coalizione si divide a Vicenza, a San Donà di Piave, a Bussolengo, a Sona, mentre a Treviso il rischio è alto. E in Sicilia i leghisti non si siedono al tavolo regionale per le amministrative e in comuni come Messina minacciano di smarcarsi da Fi. Disertando le consultazioni con la presidente del Senato, Elisabetta Casellati, ieri Salvini è volato a Catania, si dice per commissariare il partito o scegliere un coordinatore, dopo lo scandalo Caputo, con i dirigenti arrestati per voto di scambio e lo scontro interno tra Tony Rizzotto e Alessandro Pagano. Lì il candidato Salvo Pogliese, eurodeputato di Fi, ha l'appoggio di tutti, ma a Messina si discute su un esponente civico vicino a Fi e il leghista Carmelo Lo Monte dichiara: «La Lega ritiene al momento di poter valutare autonomamente il proprio futuro politico». Il coordinatore azzurro Gianfranco Miccichè teme per l'unità del centrodestra e lancia l'allarme: «Ho fatto appello alla Lega ma la risposta non è stata positiva, anzi è stata talmente negativa che mi fa pensare male».

A Treviso è vicina una spaccatura tra Fi e la Lega sul candidato del Carroccio Mario Conte. A Vicenza le tensioni sono anche con il partito di Giorgia Meloni: la Lega ha deciso di appoggiare il civico sponsorizzato da Fdi, Francesco Rucco, invece di quello di Fi, Fabio Mantovani, che si è ritirato.

E gli azzurri minacciano la rottura.

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