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L'asse col Cav spiazza i duri e puri di Ncd

L'irritazione di Schifani per il blitz di Alfano: oggi nuovo incontro

L'asse col Cav spiazza i duri e puri di Ncd

Roma - Quello tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano non è stato un appuntamento occasionale. Si rivedranno martedì prossimo. Sul tavolo ancora il Quirinale, ma anche l'ipotesi di una coalizione allargata al centrodestra. È un filo tutto da tessere, ma i presupposti e la buona volontà ci sono. Tutto questo non è a costo zero. Fitto non gradirà il ritorno di Angelino e soprattutto nel Nuovo centrodestra c'è chi non solo non gradisce ma potrebbe salutare, in direzione Renzi.

I leader, però, vanno avanti. Alfano lunedì sera ha ricordato che il «suo» Ncd è rimasto «serio e affidabile» anche con chi, fuori dall'esecutivo, lavora a costruire «la futura prospettiva di area moderata e popolare alternativa alla sinistra». E le prove tecniche di riavvicinamento tra azzurri e Ncd oltre che dal vertice, passano anche dalla cena tra deputate dei due partiti che lunedì si sono incontrate intorno a un piatto di sushi a pochi metri da Montecitorio.

Potere dei sondaggi, che danno a un'eventuale coalizione di centrodestra un consenso ormai vicino al Pd di Matteo Renzi. Il messaggio sembra chiaro: uniti si può vincere. Ma unirsi non è poi così facile. Perché, appunto, le manovre per correre insieme non incontrano un favore unanime all'interno del partito di Alfano. Mugugni, mal di pancia, qualche occhiolino a Renzi. Nel Ncd l'ipotesi di rifare il centrodestra facendo convergere tutte le forze politiche dell'area, a cominciare da Berlusconi, è un tema che rischia di spaccare il partito. O almeno di scontentarne alcuni pezzi.

Il meeting milanese in prefettura, per dirne una, non è piaciuto molto a Renato Schifani. Il capogruppo di Ncd a Palazzo Madama lunedì si trovava per caso a Milano, ma nessuno lo ha avvisato del summit con Berlusconi in prefettura, di cui ha saputo dai notiziari a meeting fatto. E Schifani non ha gradito affatto. Non c'è solo l'ex presidente del Senato tra chi vede l'ipotesi di un rinnovato feeling tra Berlusconi e l'ex delfino Angelino come fumo negli occhi. Non è un mistero, per esempio, la contrarietà pressocché assoluta a un ritorno di fiamma tra Fi e Ncd di Beatrice Lorenzin. Il ministro della Salute, più che agli azzurri, preferisce guardare verso il Pd renziano per immaginare la sua coalizione moderata. E Fabrizio Cicchitto, che pure benedice la ricerca di un candidato comune del centrodestra per il Quirinale, non nasconde di avere più di una perplessità su una convergenza politica tra Fi e Ncd in vista delle future elezioni.

Un nodo che sembra insormontabile per fare la coalizione che non c'è, è la presenza nell'ipotetica alleanza della Lega di Matteo Salvini, che non perde occasione per sparare ad alzo zero in particolare contro Alfano e i «governativi» del Ncd (oltre a essere, almeno a sentire il segretario, determinata a correre da sola quando si andrà al voto). Ieri proprio Cicchitto ha replicato alle ultime accuse del leader del Carroccio escludendo di poter correre insieme in virtù della «reciproca repulsione», manifestando forti dubbi su una possibile alleanza elettorale di centrodestra. Più morbida la posizione di Gaetano Quagliarello, non a caso tra i presenti all'incontro di lunedì sera. Martedì va in scena il secondo atto delle prove d'intesa.

Gli scontenti Ncd, spiazzati, studiano contromosse.

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