Politica

L'Isis è già nel parlamento Ue Due autisti erano del Califfato

Addetti al trasporto dei deputati tra la sede di Strasburgo e quella di Bruxelles avevano materiale di propaganda dello Stato Islamico. Licenziati ma non arrestati: polemica

Gian Micalessin

I terroristi mandati a colpire l'Europa non si nascondevano solo a Molenbeek, il quartiere di Bruxelles trasformato nel covo di Salah Abdeslam e degli altri attentatori di Parigi e Bruxelles. I complici e i simpatizzanti dello Stato Islamico sono riusciti ad infiltrarsi anche tra il personale che lavora per le istituzioni dell'Unione Europea. La notizia, filtrata ieri grazie alle indiscrezioni del settimanale tedesco Der Spiegel, è di quelle capaci far tremare i polsi ai responsabili della sicurezza europea. Secondo Der Spiegel almeno due autisti assunti dalle società esterne responsabili del trasporto degli eurodeputati tra la doppia sede di Strasburgo e di Bruxelles simpatizzavano per lo Stato Islamico. I due sono stati trovati in possesso di cd contenenti canzoni dell'Isis ed altro materiale propagandistico. L'aspetto più surreale è però che entrambi i fiancheggiatori non sono stati arrestati ed interrogati, ma semplicemente licenziati. L'episodio non è solo l'ennesima dimostrazione della leggerezza e dell'inettitudine con cui le autorità e i servizi di sicurezza del Belgio hanno affrontato il rischio terrorismo. In questo caso anche le strutture d'intelligence francesi e dell'Unione Europea hanno la loro parte di responsabilità. Mentre uno dei due sospetti è stato individuato a Bruxelles l'altro prestava servizio a Strasburgo, ovvero nella sede del Parlamento affidata alla giurisdizione di Parigi. Entrambi si alternavano alla guida delle navette e delle autovetture utilizzate dai 751 europarlamentari per far la spola tra le due sedi. Sfruttando una loro eventuale complicità la direzione strategica dell'Isis avrebbe potuto mettere a segno un attentato o progettare il rapimento di uno o più parlamentari. Il caso di Strasburgo, risale alla vigilia della visita del Papa del novembre 2014. In quell'occasione la polizia francese segnalò, con evidente ritardo, la presenza tra gli autisti di una persona considerata «sospetta» a causa di parentele ed amicizie non esattamente «pulite». I fatti di Bruxelles sono invece più recenti e risalgono, secondo le fonti di Bruxelles, ad un paio di mesi fa. L'allarme, in quel caso, scatta quando un autista si presenta ai servizi di sicurezza belgi spiegando di aver trovato nell'auto di servizio un cd in arabo dimenticato dal collega del turno precedente su cui sono incisi l'inno dello Stato Islamico e altre hits del terrorismo islamista. Paradossalmente però i servizi di sicurezza - anziché arrestare ed interrogare il proprietario del cd - si limitano a chiederne il licenziamento alla società responsabile dell'appalto. L'allarme, a scoppio ritardato, innescato dalla scoperta delle due talpe è indirettamente confermato dalla decisione del Parlamento Europeo di sospendere l'appalto del servizio navetta a società esterne per affidarlo soltanto a personale assunto dai propri organismi interni. Fino alla scorsa settimana il trasporto degli europarlamentari era garantito dai 65 autisti messi a disposizione dalla società di Bruxelles e dagli altri 85 pagati dalla una ditta di Strasburgo. Per rimpiazzare questi appalti esterni l'Europarlamento si vedrà costretto ad affiancare ai 32 autisti di cui già dispone un numero almeno pari a quello messo a disposizione dalle due ditte appaltatrici. Il tutto per un costo aggiuntivo che - stando alle prime stime - supererà ogni anno i 3 milioni e 700mila euro. I costi astronomici, conseguenza della follia di mantenere un Parlamento con doppia sede, sono solo l'aspetto meno grave del problema. Quello assai più preoccupante è, l'eventuale presenza di altri uomini del Califfato dentro le istituzioni europee. Un'eventualità non proprio peregrina.

Najim Laachraoui, l'artificiere di Parigi e Bruxelles diventato kamikaze in occasione della seconda strage aveva, infatti, lavorato come addetto alle pulizie proprio dentro la sede dell'Europarlamento.

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