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L'ispettrice italiana arrestata è ancora in stato di fermo La sorella: "Rischia 6 mesi"

L'ispettrice italiana arrestata è ancora in stato di fermo La sorella: "Rischia 6 mesi"

Istanbul L'altro ieri le agenzie dicevano che Cristiana Cattafesta, l'italiana trattenuta in Turchia, era stata liberata. Ma non è così. Cristiana «non è ancora libera», dice la sorella. Secondo la France Presse l'osservatrice elettorale fermata domenica scorsa dalla polizia turca nella provincia di Batman verrà trasferita nel centro di identificazione ed espulsione di Gaziantep, nella zona turca a nord della Siria. Si tratta di un centro, situato nel sud est del Paese, che si occupa delle verifiche e degli accertamenti sugli stranieri considerati sospetti. La sorella, Silvia Cattafesta, si chiede quanto tempo ci vorrà per l'espulsione: «Siamo preoccupati. Cristiana potrebbe rimanere in stato di fermo anche sei mesi».

I media turchi riportano che la nostra connazionale era stata bloccata perché desiderava seguire le votazioni come osservatore e che era priva di autorizzazione. Ma di notizie relative a Cristiana, sulla stampa turca, ce ne sono poche. L'agenzia France Presse riporta che Cattafesta, 62 anni e milanese, ha trascorso la notte nella foresteria di un centro di detenzione per stranieri di Batman, nella parte sud est della Turchia. L'Ambasciata italiana di Ankara che sta seguendo la vicenda conferma a Il Giornale che Cristiana è ancora in stato di fermo, diversamente da quanto è apparso ieri sulle agenzie e dalle dichiarazioni che lei stessa aveva fatto a Radio Capital, e verrà trasferita in un centro di espulsione. L'Ambasciata ci dice che molto probabilmente si tratterà del centro di espulsione di Gaziantep: dicono che «stanno lavorando affinché la situazione venga risolta nei tempi più rapidi possibili» e confermano che sono «in contatto con le autorità turche per cercare di velocizzare le cose».

Ma sui tempi si sa poco, sono imprevedibili: sei mesi sarebbero una tempistica lunga. In serata, Cristina ha confermato che potrebbe rimanere nel centro di Gaziantep per un'ora o per sei mesi, nonostante il giudice abbia deciso di non rinviarla a giudizio per propaganda terroristica. Infatti, il motivo del fermo sta in una foto di Facebook, che la vede presente a una manifestazione con delle bandiere del PKK. Il PKK, Partito dei Lavoratori del Kurdistan, in Turchia, in UE e negli USA, è considerato come un'organizzazione terroristica. Cristiana era a Diyarbakir, quando è stata fermata. Stava osservando le votazioni come osservatore esterno ed era in Turchia su invito del partito curdo HDP. Tuttavia, come conferma l'Ambasciata italiana di Ankara, non era un osservatore elettorale autorizzato.

Come appunto, è bene sapere che qui in Turchia, è preferibile muoversi con i documenti in regola e con gli accrediti, perché richiesto: questo vale sia per gli osservatori, sia per i membri della stampa.

Speriamo che Cristina venga liberata e che possa ritornare a casa il più presto possibile.

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