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Quella lista dei sindaci che sostengono Minniti tra ripetizioni e smentite

In quell'elenco – pubblicato da Democratica, il giornale web del Pd – non mancano gli errori e le ripetizioni. Diversi firmatari dell'appello risultano conteggiati due volte. Sono in tutto 10 i primi cittadini il cui nome viene ripetuto nella lista

Quella lista dei sindaci che sostengono Minniti tra ripetizioni e smentite

Un elenco forse non troppo attendibile. La candidatura ufficiale di Marco Minniti alla segreteria del Pd è arrivata dopo una lunga riflessione e in seguito all'appello di 551 sindaci di tutta Italia, che hanno chiesto all'ex ministro dell'Interno di scendere in campo riconoscendo in lui “una guida forte e autorevole” in grado di dare vita a “un'opposizione netta e per un'alternativa riformista e di popolo”. A ben guardare, però, in quell'elenco – pubblicato da Democratica, il giornale web del Pd – non mancano gli errori e le ripetizioni. Diversi firmatari dell'appello risultano conteggiati due volte. Sono in tutto 10 i primi cittadini il cui nome viene ripetuto nella lista.
I numeri 42 e 43 dell'elenco sono riferiti alla stessa persona, solo chiamata con un nome di battesimo differente: Pino Ussia e Giuseppe Ussia, ovvero il sindaco di Guardavalle, in Calabria.
Nel caso del primo cittadino di Frattamaggiore, invece, a determinare la duplicazione è il secondo nome: e così a Marco del Prete (numero 122) segue Marco Antonio Del Prete (123).
La scarsa attendibilità dell'elenco pro-Minniti si evince dai doppioni relativi ai sindaci di Pollica (Salerno), Stefano Pisani (175 e 176), Ceriana (Imperia), Bruna Rebaudo (239 e 240), Costa Volpino (Bergamo), Mauro Bonomelli (267 e 268).

In un caso la duplicazione sembra essere stata determinata da una singola lettera, con il sindaco di Borgo di Terzo (Bergamo) che una volta si chiama Stefano Vavassori, un'altra Stefano Valvassori. Ma a fare a ingrossare l'elenco con il “trucchetto” ci hanno pensato soprattutto i Comuni della provincia di Bologna, grazie ai sindaci doppiati di Baricella, Andrea Bottazzi (numeri 202 e 203), Castel di Casio, Mauro Brunetti (205 e 206), Molinella, Dario Mantovani (210 e 211) e Sasso Marconi, Stefano Mazzetti (217 e 218).
A conti fatti, l'elenco reale dei sostenitori di Minniti è quindi di 541 sindaci, non 551. Al di là degli errori contenuti nella lista, ci sono anche i casi di primi cittadini che, dopo aver visto il loro nome nell'elenco, si sono affrettati a prendere le distanze dall'ex ministro e a smentire la loro adesione all'appello. Lo ha fatto Nuccio Martire, sindaco di Casali del Manco (Cosenza), che sulla sua pagina Facebook ha affermato: “In merito alla candidatura di Marco Minniti a segretario del Pd, non ho dichiarato nessun sostegno, pur riconoscendo nella persona dell’ex ministro dell’Interno una figura autorevole”.

Un'altra smentita è arrivata dal primo cittadino di Rocca Imperiale, sempre in Calabria, Giuseppe Ranù: “È comparso stamattina il mio nome in un elenco di amministratori a sostegno di Minniti segretario Pd. Pur manifestando apprezzamento e stima per la persona di Minniti, nessuna adesione vi è stata da parte di mia alla sua candidatura”. È molto probabile che l'allontanamento dei due sindaci calabresi dalla cordata di Minniti abbia a che fare con il caos del partito regionale. A fare il bello e il cattivo tempo nella provincia di Cosenza, e non solo, è infatti l'attuale governatore della Regione, il dem di lungo corso Mario Oliverio, il quale sembra intenzionato a non sostenere il correligionario Minniti al prossimo congresso del Pd. Il presidente calabrese, in particolare, non avrebbe digerito le scelte del governo Gentiloni, in cui Minniti era il titolare del Viminale, che gli avrebbero impedito di assumere la guida della sanità regionale, commissariata dal lontano 2010. Oliverio, inoltre, da tempo sostiene le battaglie del sindaco di Riace Mimmo Lucano, sospeso in seguito all'indagine della Procura di Locri che ha fatto luce su presunte irregolarità contabili in merito alla gestione dei migranti.

E Lucano, soprattutto nelle ultime settimane, ha più volte preso di mira Minniti, a suo dire uno dei principali responsabili del tramonto del “Modello Riace”.

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