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L'Italia e i 40 miliardi in ballo. Ecco chi sono i big nel mirino

Da Piaggio a Barilla, una ventina i marchi a rischio Facebook si schiera: "Protezionismi? Sarà un disastro"

L'Italia e i 40 miliardi in ballo. Ecco chi sono i big nel mirino

È stata già ribattezzata la «lista nera di Trump». In realtà, l'ipotesi che Washington si prepari a imporre dazi punitivi del 100% sui prodotti Ue, come le Vespe Piaggio o l'acqua Perrier, viene da molto lontano. Risale ai tempi dell'amministrazione di George Bush quando l'ex presidente minacciò rappresaglie commerciali in risposta al bando europeo sulla carne agli ormoni. Correva l'anno 1996 e oggi, a 20 anni di distanza, dopo una tregua nel 2009, il tema è tornato d'attualità sulle indiscrezioni del Wall Street Journal secondo cui il presidente Trump penserebbe di tornare all'attacco, prendendo spunto dall'accordo di libero scambio tra Europa e Usa, naufragato nel settembre scorso. Tanto è bastato per mettere in allarme chi esporta nel mercato a stelle e strisce, filiera compresa.

Per quanto riguarda l'Italia sono state esplicitamente citate Piaggio e le acque minerali San Pellegrino, ma la schiera di gruppi alla corte di Donald è piuttosto lunga. Al momento, potrebbero essere coinvolti oltre una ventina di big del made in Italy: nella moda si va da Acqua di Parma ad Armani passando per Benetton, Bulgari, Geox, Gucci, Luxottica, Missoni, Morellato, Valentino; nell'alimentare ci sono Barilla, Caffarel, Cantine Ferrari, Ferrero, Illycaffè, Parmareggio; nell'industria Ducati, Ferrari, Maserati, Pininfarina, Pirelli, Poltrona Frau, Technogym. E poi ancora Autogrill ed Msc Crociere.

Insomma, gran parte dell'eccellenza manifatturiera dell'Italia è chiamata in causa e sul piatto ci sono numeri da capogiro: secondo i dati diffusi dall'ambasciata italiana lo scorso 2 febbraio, il 2016 è stato l'anno in cui lo scambio commerciale Italia-Usa ha superato il valore di 40 miliardi di euro. Complessivamente, gli Usa sono il terzo approdo delle merci italiane, dopo Germania e Francia. E in particolare, secondo uno studio della Coldiretti, l'agroalimentare la fa da padrone con il vino che risulta essere il prodotto più gettonato dagli statunitensi con 1,35 miliardi (+5% nel 2016), davanti a olio (499 milioni +10% nel 2016), formaggi (289 milioni, +2% nel 2016) e pasta (271 milioni, +4% nel 2016).

Tornando ai nomi direttamente citati (al momento circa 90 prodotti europei, tra i quali anche Perrier della Nestlè, le moto dell'azienda austriaca Ktm e quelle della svedesi Husqvarna, e alcuni formaggi francesi tra cui il Roquefort), la scelta dei prodotti da colpire sarebbe calibrata in base al valore delle importazioni. Il Wto autorizza gli Stati Uniti a imporre dazi punitivi su importazioni del valore di 100 milioni, per questo sono sotto tiro prodotti di nicchia. Come Vespa e San Pellegrino, per l'appunto, che sono delle vere «icone».

Sulla scia della notizia, ieri Piaggio ha perso in Borsa lo 0,5% a 1,86 euro. Dopo il crollo iniziale (-3%) il titolo si è ripreso. Questo perché l'impatto per il gruppo della Vespa sarebbe limitato, circa il 2% del fatturato alla luce del fatto che sul fronte delle due ruote i dazi interesserebbero solo le cilindrate fino a 500, circa 5000 veicoli, escludendo quindi Moto Guzzi.

Sul fronte politico e industriale, ieri la notizia ha scatenato una levata di scudi. «Protezionismi e muri non possono frenare la qualità ha commentato il premier Paolo Gentiloni . L'Italia è un paese aperto, di qualità e scambi».

A schierarsi contro la decisione di Trump è stata addirittura Facebook: «Il protezionismo per noi è un mezzo disastro, sta nella nostra missione rendere il mondo aperto e connesso, per tanti attori di questo settore e tante piattaforme digitali è un controsenso», ha detto Luca Colombo, country manager di Facebook Italia.

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