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L'Italia è il paradiso degli anziani ma per i giovani è un inferno

L'Ocse: Paese sempre più vecchio, salari bassi per gli under 25

L'Italia è il paradiso degli anziani ma per i giovani è un inferno

Roma - Pochi giovani e sempre più poveri. Il quadro dell'Italia nell'ultimo Rapporto Ocse offre la visione di un paese dove le disuguaglianze sono sempre più forti. E ora il loro peso ricade soprattutto sulle nuove generazioni. L'Italia nel 2050 si prepara a diventare il terzo Paese più vecchio al mondo, dietro al Giappone e alla Spagna, evidenzia l'organizzazione di Parigi, che sottolinea come oggi l'Italia sia già posizionata tra i più vecchi ma nel 2050 avrà 74 residenti con più di 65 anni ogni 100 persone tra i 24 e i 64 anni, contro i 38 attuali. Dunque subito dietro al Giappone, che ne avrà 78 e la Spagna, 76.

Il divario generazionale è andato crescendo negli ultimi 30 anni fino a diventare un abisso. Tra il 2000 ed il 2016 mentre per gli anziani tra i 55 ed il 64 anni il tasso di occupazione è cresciuto del 23 per cento per gli adulti di età media, 54-25 anni, è salito solo dell'1 per cento. Ma il dato aberrante è che invece è crollato dell'11 per cento nella fascia dei più giovani, 18-24 anni.

Non solo. A partire dalla metà degli anni '80 il reddito degli anziani tra i 60 e i 64 anni è aumentato del 25 in più rispetto a quello dei trentenni. Il tasso di povertà è cresciuto tra i giovani, mentre è calato rapidamente tra gli anziani. Nei paesi che fanno parte dell' Ocse il tasso di povertà medio è dell' 11,4 per cento contro un 13,9 registrato tra i giovani. Ma in Italia se il tasso di povertà è aumentato di 3,2 punti in media (contro 2,6 Ocse) quello dei giovani fino a 25 anni è salito di 7 punti mentre si registra il calo di un punto per gli over 60 fino a 65 anni.

Di qui la preoccupazione dell'Ocse perché «le ineguaglianze tra i nati dopo il 1980 sono già maggiori di quelle sperimentate dai loro parenti alla stessa età». La storia ci insegna che se una cosa va male poi andrà peggio e dunque, osserva l'Ocse, dato che «le diseguaglianze tendono ad aumentare durante la vita lavorativa, una maggiore disparità tra i giovani di oggi comporterà probabilmente una maggiore diseguaglianza fra i futuri pensionati, tenendo conto del forte legame che esiste tra ciò che si è guadagnato nel corso della vita lavorativa e i diritti pensionistici».

E sul fronte delle diseguaglianze non manca una segnalazione sul fatto che le donne percepiscono stipendi che sono di «oltre il 20 per cento più bassi» di quelli degli uomini. Donne penalizzate anche dal fatto che la percentuale di persone oltre i 50 anni che si prendono cura dei loro cari è del 13 per cento, contro il 5 della Svezia. Insomma in Italia si è penalizzati anche da un mancato sistema di welfare.

Per prevenire, mitigare e far fronte a queste diseguaglianze, l'Ocse suggerisce all'Italia di «fornire servizi di buona qualità per l'infanzia e migliorare l'educazione dei bambini, specie tra i settori più svantaggiati» in modo da favorire la partecipazione delle donne al mercato del lavoro».

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