Politica

L'Italia prende fuoco Nube tossica a Roma: brucia anche eternit

Rifiuti in fiamme pure a Milano, roghi nel Gargano, boschi in cenere tra Lucca e Pistoia

Tiziana Paolocci

Estate rovente, anzi di fuoco. Mentre alcune regioni combattono con la carenza idrica e guardano con terrore all'ipotesi di una turnazione della fornitura dell'acqua, altre bruciano. Ieri la Pineta di Castel Fusano, a Roma, ha ripreso ad ardere e sul posto sono tornati i vigili del fuoco, come avviene da otto giorni.

Il fronte interessato era di seicento metri, meno del solito, ma a far paura è la consapevolezza che gli incendi non divampino per cause naturali. «Serve un controllo 24 ore su 24 del territorio - ha detto la sindaca Virginia Raggi - perché se si tratta di incendi dolosi non si può solo intervenire con gli spegnimenti. È necessario un supporto del governo per controllare il territorio e salvare la pineta. La situazione è grave». Nel pomeriggio, invece, l'allarme era scattato perché il fuoco aveva interessato un cantiere navale, nel quartiere della Magliana, e ad alimentare la preoccupazione era stato il fumo nero, che si era sollevato per la combustione di alcuni bidonidi di acetone, materiale plastico, resine, barche e persino Eternit. All'interno c'erano alcune persone, nessuno ferito.

Proprio come è accaduto lunedì sera attorno alle 20 in un deposito di rifiuti industriali in via Senigallia, nella zona di Bruzzano, periferia nord di Milano. I vigili del fuoco hanno dovuto lavorare tutta la notte, con 35 mezzi, per domare le fiamme, che per fortuna non hanno lambito gli edifici, anche se gli abitanti di alcuni palazzi sono stati fatti evacuare per precauzione. Ieri i rilievi dell'Arpa hanno escluso la presenza di sostanze pericolose, ma per conoscere i risultati sulla concentrazione delle diossine nell'aria bisognerà attendere ancora 48 ore.

Anche la Toscana non ha avuto tregua e i pompieri di Lucca e Pistoia hanno avuto un gran da fare per salvare la vegetazione dal fuoco. Il presidente della Regione, Enrico Rossi, nel suo bilancio parla di 303 incendi boschivi in sette mesi e di duemila 500 ettari di bosco andati in fumo.

Se l'è vista brutta anche la Puglia. L'inferno iniziato lunedì tra Peschici e Vieste, in provincia di Foggia, è andato avanti anche ieri, per colpa del vento che ha più volte cambiato direzione. Alla fine il fronte interessato è stato di 3-4 chilometri. La zona, di particolare pregio ambientale e turistico, era stata peraltro colpita da un devastante incendio anche nel 2007, che aveva provocato tre morti e imponenti distruzioni. Proprio ieri c'è stata la cerimonia di commemorazione. «Stabilire che questo nuovo rogo possa avere origine dolosa spetta ai vigili del fuoco - ha detto il presidente della regione Puglia, Michele Emiliano -. Diciamo che non abbiamo nessun elemento per pensare all'autocombustione e informando il questore, gli ho anche suggerito di approfondire questa ipotesi perché la coincidenza delle date può non essere casuale».

Ora bisogna fare davvero qualcosa. Alfonso Pecoraro Scanio, presidente della Fondazione Univerde, ha presentato ieri alla Camera la petizione #Stopincendi lanciata sulla piattaforma Change.org, per chiedere al governo e al Parlamento impegni precisi ed immediati per fermare e condannare gli incendiari e aumentare i mezzi per lo spegnimento. «È bene che il governo abbia messo 5 milioni per il rimboschimento - ha ricordato - ma chiedo 100 milioni nella prossima Finanziaria per la prevenzione.

Vogliamo che i boschi non prendano fuoco».

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