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L'Italia stringe sempre più la cinghia E al governo ora mancano 5 miliardi

L'Istat: "La deflazione è cresciuta dello 0,4%". E il deficit schizza

L'Italia stringe sempre più la cinghia E al governo ora mancano 5 miliardi

Roma L'Italia si conferma in deflazione a giugno. Il mese scorso l'indice nazionale dei prezzi al consumo, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% su base mensile e una diminuzione su anno pari a -0,4%, contro il -0,3% di maggio. Lo riferisce l'Istat, confermando la stima preliminare. L'inflazione acquisita per il 2016 è del -0,2% a giugno, in lieve ripresa dal -0,3% del mese precedente. Un aumento della deflazione significa, in soldoni, diminuzione dei consumi. Anche se, come spiegano all'Istat, la flessione su base annua dell'indice generale si verifica in un quadro di «sostanziale stabilità degli andamenti tendenziali dei prezzi». La persistenza delle dinamiche deflazionistiche è in gran parte riconducibile all'ampio calo dei prezzi dei beni energetici (-7,5% su anno), sebbene meno intenso di quello registrato a maggio. Al netto dell'energia l'inflazione annua a maggio sarebbe comunque pari a un pallido +0,4%. Nel complesso si tratta comunque di un dato critico, questo, che fa il paio con l'altro dato pubblicato dall'Istat lunedì scorso sulla produzione industriale. A maggio le nostre industrie hanno prodotto lo 0,6% in meno sia rispetto ad aprile, che rispetto a maggio 2015. Proprio quest'ultimo dato è quello più preoccupante, perché rispetto all'anno passato, nel 2016 mai si era registrato un calo.

Meno produzione, meno consumi, quindi meno Iva raccolta. E deflazione in crescita. Con questi elementi difficilmente potrà essere rispettato il target immaginato dal governo che prevede per l'anno in corso un Pil (con segno positivo) dell'1,4. Il Fondo monetario internazionale ha già modificato al ribasso le stime e previsto una crescita del Pil che sfiora il punto di percentuale. La deflazione e il calo dei consumi portano come naturale conseguenza un diverso rapporto deficit/Pil che il governo ha stimato intorno all'1,6 per cento (come si ricava dal Documento di economia e finanza). Il deficit, in buona sostanza sarà più alto e quindi per rispettare quel rapporto il governo dovrà ammortizzarlo trovando altre risorse economiche. Quanti soldi servano è meno facile da determinare. Si oscilla tra i 4 e 5 miliardi di euro. La nuova manovra economica, che il governo deve mettere a punto entro il 12 ottobre, dovrà quindi trovare queste risorse aggiuntive. I modi sono sempre gli stessi: o tagliare i servizi o aumentare le entrate tributarie. Renato Brunetta (Forza Italia) si dichiara pessimista e vede già nella stesura del Documento di economia e finanza dell'aprile scorso il vizio d'origine. «Nel Def di aprile, - spiega il capogruppo azzurro- i numeri sono tutti sballati. In quella occasione tutti gli outlook sul nostro Paese dicevano che sarebbe arrivata a stento all'1%.

I conti sono tutti da rifare e il rispetto dei parametri europei è ormai operazione impossibile».

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