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L'obiettivo di Conte e Moavero: fare da mediatori su Libia e Iran

Il premier vuole salvare gli affari con Teheran. E sulla stabilizzazione di Tripoli vuole che Trump ci sostenga

L'obiettivo di Conte e Moavero: fare da mediatori su Libia e Iran

Roma Padre Pio in tasca e Donald Trump a portata di gomito: il debutto di Giuseppe Conte al Palazzo di Vetro di New York è di quelli emozionanti.

Il premier, sbarcato ieri sulla East Coast, non ha ottenuto quell'incontro bilaterale con il presidente Usa in cui per un po' aveva sperato, ma per premio di consolazione si è seduto a tavola al suo fianco durante il pranzo offerto a capi di Stato e di governo dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, per aprire la sessione dell'Assemblea generale. A Trump il compiacente Conte, palesemente onorato dalle pacche sulle spalle del suo nuovo amico «Donald», deve sembrare sicuramente più riposante e gratificante di ossi duri come Macron o la Merkel, e dunque la Casa Bianca ha dato il via libera ad averlo come vicino a tavola. La mission affidata a Conte è di convincere Trump (che in quei giorni sarà in Francia per le commemorazioni della Prima guerra mondiale) a fare almeno un salto alla Conferenza internazionale sulla Libia che l'Italia sta organizzando per novembre, e che si terrà in Sicilia. La presenza ai massimi livelli degli Usa alla conferenza darebbe lustro all'iniziativa e rafforzerebbe le speranze di leadership italiana nell'area: per questo, se Trump dovesse negarsi, il piano B del governo che Conte deve portare a casa prevede la presenza in Sicilia del segretario di Stato Mike Pompeo.

Sul dossier libico lavorerà in questi giorni anche il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, anche lui a New York dove oggi incontrerà il suo omologo francese Jean-Yves Le Drian. La Libia «dovrebbe essere oggetto di attenzione più attiva da parte dell'Ue», auspica Moavero, perché «non è una faccenda franco-italiana o italo-francese, non è nemmeno una questione di rivalità economica tra aziende italiane e francesi, ma dovrebbe essere obiettivo comune dell'Europa avere un'area stabile di fronte alle proprie coste». Le differenze con la Francia, che ieri con Macron ha ribadito l'auspicio di «elezioni immediate» per «superare lo status quo», restano. «Ma credo che puntiamo entrambi verso la stabilizzazione di quel paese, e dobbiamo coordinare meglio gli sforzi», dice il capo della Farnesina.

L'altro dossier su cui l'Italia vorrebbe avere un ruolo, addirittura di «mediatore» tra Usa e Europa, è quello iraniano. Trump ieri all'Onu ha ribadito la sua linea: contro Teheran «sono in arrivo nuove sanzioni, se la situazione non migliorerà». L'Italia, che è al primo posto in Europa per l'interscambio col paese degli ayatollah, ha a cuore «i nostri investimenti in Iran, dove operano grandi aziende come Saipem, Danieli e Ansaldo», come ha ricordato Conte (che oggi avrà un faccia a faccia col presidente iraniano Rouhani). Ma sul tema la maggioranza è divisa tra Lega filo-trumpiana e Cinque Stelle più aperturisti.

In attesa che decolli la ipotetica «mediazione» Conte, l'Unione europea si muove per aggirare le sanzioni Usa: ieri l'Alta rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, ha annunciato da New York che «gli Stati Ue istituiranno un'entità legale per facilitare transazioni finanziarie legittime con l'Iran, e ciò consentirà alle compagnie europee di continuare a commerciare con Teheran».

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