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L'Ocse copia la sinistra e chiede la stangata: "Fate la patrimoniale"

Il «consiglio»: ridurre le diseguaglianze con la riforma dell'imposta di successione

L'Ocse copia la sinistra e chiede la stangata: "Fate la patrimoniale"

Il 43% della ricchezza in Italia è appannaggio del 10% più ricco della popolazione». Quindi, «uno dei modi per ridurre più velocemente i divari di ricchezza è l'imposizione della tassa patrimoniale». C'era una volta l'Ocse dura e pura, quella dove germinavano i comandamenti neo-liberisti, quella dello slancio inesausto verso la globalizzazione e del continuo pigiare su quanto facciano bene, tipo la vitamina A, le riforme strutturali. Da quando l'organizzazione parigina, espressione dei 35 Paesi custodi dell'80% del Pil mondiale, ha impresso una deriva gauchista al suo operare, è tutto un liberté, egalité, fraternité. Poco importa se di quell'aumentare delle diseguaglianze, di cui si è accorta solo ora come cadendo dal letto, l'Ocse è per buona parte responsabile avendo divulgato la filosofia mercantilistica del tout global e incentivato la precarizzazione del lavoro con l'incensamento dei job acts declinati in tutte le salse.

C'è davvero da rimpiangere il vecchio corso, se i risultati sono una rimasticatura del programma elettorale di Liberi e Uguali e un copia-incolla del «Manifesto contro la disuguaglianza» di Nens, il think-tank dell'ex ministro delle Finanze, Vincenzo Visco. «The Role and Design of net wealth taxes», ultimo parto dell'Ocse guidata da Angel Gurrìa, propone esattamente le stesse ricette, l'identico agglomerato di luoghi comuni fiscali de sinistra. L'Italia, dove «la tassazione sul reddito da capitale è bassa e dove non ci sono tasse di successione», è vista come un modello perfetto per introdurre «una tassa personale progressiva sul patrimonio complessivo (mobiliare ed immobiliare) con una franchigia in grado di escludere i patrimoni di minore consistenza, e con aliquote basse, non superiori all'1%, riducendo contestualmente le imposte sui redditi». Ma non solo. Sempre al fine di promuovere la redistribuzione della ricchezza, si suggerisce la riforma delle imposte di successione «prevedendo l'esenzione dei piccoli patrimoni familiari (fino a un milione di euro) e aumentando le aliquote sugli altri». Insomma, altro che flat tax, nell'intento di far sfiatare la pressione fiscale su famiglie e imprese: qui si ragiona ancora come se il livellamento delle asimmetrie di ricchezza passasse sul binario della tassazione ad personam, piuttosto che su quello delle opportunità intese - magari - come creazione di posti di lavoro. E se sotto il profilo politico quella dell'Ocse può essere letta come l'ennesima ingerenza esterna, al pari di quella dell'Fmi sulla riforma delle pensioni con l'invito a tagliare le quattordicesime per i redditi più bassi, dal punto di vista economico non è nulla di nuovo per l'Italia. Ricorda infatti il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia: «Noi viviamo in un Paese in cui le patrimoniali le hanno già messe sui fattori di produzione. Ci sono tasse come l'Irap e l'Imu che chi dovrebbe fare impresa paga sui capannoni industriali».

Rincara la dose Confedilizia: «Informiamo l'Ocse che nel nostro Paese una patrimoniale c'è già: si chiama Imu-Tasi, vale 21 miliardi di euro l'anno e ha già provveduto ad annientare il settore immobiliare».

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