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Lombardo-Veneto, la "regione" delle eccellenze

Sanità, urbanistica, agroalimentare e innovazione. Milano e Venezia modello per l'Italia

Lombardo-Veneto, la "regione" delle eccellenze

Milano - Il Lombardo-Veneto è tornato. O forse non se n'è mai andato. Dallo skyline di Milano punteggiato di grattacieli, manco fosse New York o Abu Dhabi, fino a Piazza dei Signori, elegante salotto buono di Vicenza, dove qualche signore distinto agita come un mantra questa convinzione: «La nostra città, da sola, ha il Pil di tutto il Portogallo». Non si offenderanno i portoghesi se i dati parlano chiaro: sia la Lombardia sia il Veneto hanno un prodotto interno lordo di molto superiore alla media europea. Figuriamoci, poi, se il termine di paragone sono le altre regioni italiane.

Secondo il Rapporto Lombardia 2017, elaborazione di Eupolis su dati Eurostat, «La Lombardia è al quinto posto in Europa per Pil pro capite». Con un valore che è pari a quello della Danimarca: 36.600 euro per ogni cittadino. Ben oltre la media europea di 30.600 euro. E addirittura davanti alla Germania che si ferma a 35.800 euro. Il Veneto, l'altra «locomotiva» d'Italia e forse d'Europa, secondo gli ultimi dati Eurostat ha un Pil di 31.600 euro. Sempre al di sopra della media europea. Poi ci sono i danè lombardi e gli schei veneti, i soldi pagati dai cittadini in tasse che dovrebbero tornare sotto forma di servizi. E invece vanno ad ingrassare il cosiddetto residuo fiscale: 70 miliardi l'anno di crediti delle due regioni nei confronti di Roma. La macroregione Milano-Venezia, stando agli ultimi dati diffusi dall'Istat, sommando i 10 milioni di abitanti della Lombardia con i quasi cinque milioni del Veneto, arriverebbe a una popolazione di circa 15 milioni di abitanti. Poco meno di un quarto dell'intera Italia.

Ma la corsa del Lombardo-Veneto verso l'Europa che conta non è solo una questione di denari e aridi numeri. C'è la sanità, tallone d'Achille delle regioni di mezza Italia, soprattutto al Sud, che nell'ex regno austro-ungarico diventa punta di diamante. E purtroppo gli ospedali, come il San Raffaele di Milano, oppure le piccole eccellenze venete di Padova e Verona, diventano meta di «pellegrinaggi» sanitari da parte di calabresi, pugliesi, lucani e campani che non riescono a risolvere i loro problemi nella terra natia. Basti pensare che secondo il Piano Nazionale Esiti dell'Agenzia Sanitaria Nazionale, nell'Istituto Oncologico Veneto di Padova, solo per il tumore alla mammella, sono stati eseguiti oltre 650 interventi nel 2016.

E il capoluogo lombardo, complice il degrado costante di Roma, sta assumendo sempre più il ruolo di «Capitale morale». Con dieci grattacieli più alti di 100 metri. Con l'innovativo «Bosco verticale» costruito nel Centro Direzionale, a ridosso del quartiere Isola, un «palazzo giardino» che è stato premiato come «grattacielo più bello e innovativo del mondo». Così, la Lombardia con le sue circa 12.000 imprese start-up knowledge intensive (dati Assolombarda) ambisce a confrontarsi con la regione tedesca del Baden Wurttenberg, ferma a 10.000. Mentre il Veneto lucida i suoi gioielli di famiglia del comparto agroalimentare. Oltre 100.000 aziende agricole di eccellenza con una produzione che, secondo Coldiretti, si aggira intorno ai 5,5 miliardi di euro. Un decimo della produzione nazionale.

Certo, anche nel Lombardo-Veneto i problemi non mancano, ma i «Pigs» dell'Europa mediterranea in crisi sono molto lontani.

Da Milano come da Venezia.

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