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L'onda dei 40mila si organizza. "Leggi contro lo stop alla Tav"

Il successo di piazza a Torino è andato oltre le previsioni I «Sì Tav» in campo per fermare i «grillini retrogradi»

L'onda dei 40mila si organizza. "Leggi contro lo stop alla Tav"

Di andare così bene non se lo aspettavano neanche loro. E all'indomani della gigantesca manifestazione per dire di Sì alla Tav, il composito universo che a Torino ha riempito piazza Castello contro il blocco dei lavori dell'Alta velocità ferroviaria si trova - come spesso accade - con il problema di gestire la vittoria. Perché una cosa è chiara: i trentacinquemila o quarantamila che hanno raccolto l'appello di sabato sono il frutto di un'alchimia dai sentimenti e di estrazioni diverse, e dentro di loro convivono umori tutt'altro che omogenei. Chiamarli in piazza per manifestare la loro distanza dalle grossolanità dei 5 Stelle («Grillini retrogradi», diceva uno dei cartelli più sinteticamente efficaci) ha funzionato. Il difficile è ora dare prospettive e respiro al movimento, inserirlo nelle inevitabili tattiche di ogni iniziativa politica, trovargli nuovi alleati per rendere la prosecuzione della Tav un obiettivo abbordabile. E qua viene il difficile. Anche perché, passata l'euforia dei quarantamila, le diversità profonde che attraversano lo schieramento si Tav vengono alla luce. Come sperimenta il simpatizzante che ieri sulla pagina Facebook delle «madamine» - come ormai tutti chiamano le sette signore delle Torino bene che hanno assunto la leadership della protesta - osa indicare Evelina Christillin, già a capo delle Olimpiadi torinesi del 2006, come sindaco ideale di una lista civica: e viene sommerso di contumelie.

A essere vissute e interpretate in modo diverso sono anche le parole con cui il sindaco Chiara Appendino, dopo la fine della manifestazione in piazza Castello, è sembrata aprirsi al dialogo, «abbiamo sempre ascoltato tutti e continueremo a farlo», ha detto, parlando delle «molte energie positive» presenti in piazza Castello. Per una parte del movimento Sì Tav sono aperture sincere, la prova che all'interno del fronte grillino ci sono falchi come il presidente del consiglio comunale Fabio Versaci, («Tutti in piazza contro di noi, ma le nostre ragioni sono più forti», ha detto, liquidando la manifestazione come «i giochetti di una politica che ha rovinato il nostro passato e non ha futuro») ma anche un'anima ragionevole, di cui il sindaco sarebbe l'epicentro. Ma per Mino Giachino, l'ex sottosegretario berlusconiano che per primo ha lanciato la petizione «Sì Tav» e che sabato ha arringato da consumato tribuno la piazza, sperare nel sindaco è una pia illusione: «La Appendino è molto più furba di quello che vuole sembrare, e le sue aperture al dialogo riguardano questioni marginali della vita cittadina, qualche concessione sulle politiche culturali, eccetera. Le madamine devono sapere che la Appendino sulla Tav non tratterà mai».

E quindi, come si va avanti? Nel carniere del movimento Sì Tav ci sono un paio di iniziative di legge per rendere più impervio bloccare l'opera: maggioranza qualificata in Parlamento per le modifiche dei trattati internazionali, nomina da parte dei presidenti delle Camere della commissione che dovrà valutare costi e benefici dell'Alta velocità. Ma è chiaro che la partita si gioca soprattutto sul tema delle alleanze e delle contraddizioni in seno al governo. L'obiettivo è tirare in lungo almeno sei mesi, impedire in un modo o nell'altro che la Tav venga fermata prima delle elezioni regionali del maggio prossimo. E puntare su una vittoria della Lega insieme al centrodestra.

Se un suo uomo diventasse governatore, per Matteo Salvini diventerebbe molto difficile spiegare ai piemontesi che la Tav viene bloccata per fare contenti i grillini.

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