Politica

Londra, Brexit a porte aperte «Niente visto per gli europei»

I cittadini della Ue saranno liberi di entrare nel Paese Polemiche per gli ostacoli previsti all'accesso al lavoro

Erica Orsini

Londra Libertà di circolazione per i cittadini europei in Gran Bretagna anche dopo Brexit. Il nuovo piano per l'immigrazione redatto dal ministero degli Interni britannico non pone limiti di movimento per i cittadini degli altri Stati dell'Unione che vorranno vivere o visitare il Regno Unito, mentre verrà introdotto un sistema con un tetto massimo di visti per coloro che vorranno emigrare nel Paese per lavorare. Le nuove linee guida per il controllo dell'immigrazione verranno pubblicate nelle prossime settimane, presumibilmente all'inizio dell'autunno, ma i contenuti del documento hanno già suscitato diverse critiche in quanto sembrano essere ancora una volta fumosi e inefficaci. Secondo quanto rivela il Times inoltre, il piano dell'Home Office non prevede ulteriori limitazioni per i cittadini che entreranno nel Paese attraverso gli aeroporti e i porti. Anche coloro che vogliono venire in Inghilterra a lavorare potranno inizialmente entrare senza richiedere un permesso di lavoro, all'inizio basterà registrarsi all'Home Office. Toccherà invece alle società e aziende che vorranno assumere personale europeo fare una domanda specifica per ottenere l'autorizzazione e il governo dovrebbe controllare il numero di visti rilasciati per ogni singolo settore. Inoltre ogni permesso di lavoro avrà un costo che ricadrà sulle compagnie in modo da incoraggiare le aziende ad assumere lavoratori inglesi. Nei giorni scorsi il governo di Theresa May era già stato accusato di voler consentire all'Irlanda di trasformarsi nell'«ingresso di servizio» del Regno Unito dopo che l'esecutivo aveva confermato l'assenza di controlli migratori tra il sud e il nord dell'Irlanda. I ministri hanno però sottolineato che sarà sempre necessaria la presentazione del passaporto per entrare nel Paese.

In realtà il problema principale non è la libera circolazione delle persone, ma il loro accesso al mercato del lavoro e le conseguenze sul sistema di welfare. «La via principale per rafforzare le politiche di controllo dell'immigrazione - spiega il conservatore Andrew Bridgen, da sempre pro Brexit - passa attraverso il numero limitato dei permessi di lavoro rilasciati ai cittadini europei, che arrivino dai confini irlandesi o no non ha importanza». Secondo il laburista Ben Bradshaw, membro del movimento Open Britain, la proposta del governo non migliorerà affatto il controllo dell'immigrazione. «Limitare il diritto di chi viene qui per lavorare mantenendo le porte aperte per tutti gli altri - spiega - è in totale contraddizione con un sistema di controllo migratorio che abbia un minimo di buon senso e spingerà i lavoratori europei a lavorare in nero».

Intanto sul fronte delle trattative Londra si vede respingere ogni proposta. L'ultima è quella su un'Unione doganale temporanea portata avanti dal negoziatore David Davis per prevenire il caos dei confini dopo Brexit.

Davis aveva chiesto un periodo di transizione di tre anni, ma la richiesta è stata definita «pura fantasia» dal collega di Bruxelles Guy Verhofstadt.

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