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Londra non vuol pagare il conto all'Europa: "Meglio nessuna intesa"

La May respinge le linee guida sulla Brexit di Bruxelles: «Non mi faccio bullizare dall'Ue»

Londra non vuol pagare il conto all'Europa: "Meglio nessuna intesa"

Londra «Voglio essere molto chiara: alla fine delle trattative dovremo essere molto precisi non solo sui termini di Brexit, su come uscire dall'Unione, ma anche su quali vogliamo siano le relazioni future». É determinata Theresa May, a non lasciarsi mettere i piedi in testa dai 27 Paesi della Comunità Europea che nei giorni scorsi hanno approvato le linee guida per le negoziazioni su Brexit concordando sul fatto che il Regno Unito debba saldare i conti lasciati in sospeso prima di andarsene. Ieri, n un'intervista al giornalista della Bbc Andrew Marr, il Primo Ministro britannico, già in campagna elettorale, ha ammesso che, alla luce di alcune dichiarazioni rilasciate dai leader europei nei giorni scorsi, la trattativa sarà conflittuale ma ha rimarcato il suo impegno nel voler raggiungere il miglior accordo possibile per il Paese. Altrimenti, ha sottolineato May, meglio non accordarsi per nulla. A Bruxelles erano stati sufficienti soltanto quattro minuti perchè i 27 si accordassero sulle priorità da indicare per Brexit. Si vorrebbe che prima di lasciare l'Europa il governo inglese pagasse un conto di circa 50 miliardi di sterline e soltanto in seguito potrebbero venir discussi i futuri accordi commerciali. Inoltre, il discorso della tutela dei diritti dei cittadini europei residenti in Inghilterra non dovrebbe venir affrontato fino a quando la Premier inglese non avrà accettato che a decidere di queste controversie sia la Corte Europea.

Un boccone amaro che la May non vuole mandar giù. Ai giornalisti del Telegraph che l'hanno seguita in Scozia ha risposto di non essere disposta a farsi «bullizzare» dai leader di Bruxelles. «Al momento non abbiamo alcun accordo sul tavolo - ha precisato - noi abbiamo le nostre linee guide, loro hanno le loro. E quello che vogliamo sta tutto nel discorso che ho fatto lo scorso gennaio alla Lancaster House». Il controllo dell'immigrazione attraverso la fine della libera circolazione delle persone e il controllo delle leggi nazionali che devono venir sottratte alla giurisdizione della Corte Europea rimangono tra le priorità di May che ha aggiunto: «Quello che importa è che al tavolo delle trattative ci sia un Primo Ministro forte, con un forte mandato da parte del popolo inglese in modo da ottenere un buon accordo».

Una fonte dei Conservatori interpellata dal Telegraph ha detto che, se rieletta, la May proteggerà con forza gli interessi del Paese, ma ha insistito nel dire che a Bruxelles si eviteranno toni rissosi. Rimane invece di diverso avviso il segretario per Brexit, David Davis che già qualche settimana fa aveva detto: «Queste trattative sono le più complesse di tutte quelle affrontate nella storia del nostro Paese. Il confronto sarà duro e a volte molto conflittuale».

Ne appare consapevole anche il Presidente della Comissione Europea Juncker, uscito alquanto preoccupato dall'incontro con la May a Downing Street mercoledì scorso. Secondo indiscrezioni apparse sui quotidiani domenicali, la May avrebbe chiesto a Junker di «essere paziente» ribadendo con forza le proprie opinioni.

«Ho lasciato Downing Street più scettico di quando sono arrivato» avrebbe detto Juncker nel tornare a casa dicendosi convinto che i britannici «stiano sottovalutando le difficoltà tecniche» delle trattative, preoccupazione condivisa poi anche da Angela Merkel che in un discorso in Parlamento ha detto al governo inglese di non illudersi di poter mantenere i vantaggi dell'appartenenza all'Europa anche dopo esserne uscito.

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