Politica

L'Onu chiede ai ricchi italiani di mantenere gli immigrati

Gli strapagati funzionari dell'Agenzia per i rifugiati comprano un'inserzione sulla stampa: «Cari milionari, aiutate i profughi»

Ci mancava solo l'appello delle Nazioni Unite per chiudere il cerchio buonista tanto caro alla sinistra nostrana.

Non tutti avranno avuto la fortuna di leggere l'inserzione pubblicitaria a tutta pagina apparsa su un importante quotidiano, firmata dall'Unhcr (l'Agenzia per i rifugiati dell'Onu), quindi ve la illustriamo. «Appello ai milionari italiani», è il titolo invitante, che è seguito da una decina di righe i cui è spiegato che in Italia ci sono 219mila individui che «possiedono un patrimonio personale superiore a un milione di euro».

«Se appena l'1% dei milionari italiani donasse 15mila euro, raccoglieremmo fondi sufficienti ad assistere circa 22mila famiglie siriane riducendo il rischio che finiscano nelle mani dei trafficanti di esseri umani», recita il messaggio, che si conclude con un «Fai la tua parte».

Insomma, non solo ci invitano ogni giorno ad aprire le porte agli immigrati, ma chiedono pure i soldi per farlo.

«Le entrate del 2015 sono calate del 10 per cento rispetto all'anno precedente», ha detto in un'intervista a The Guardian l'alto commissario per i rifugiati Antonio Guterrez.

L'agenzia, di fatto è sull'orlo della bancarotta, non solo perché sono aumentate le aree di crisi, ma anche perché il carrozzone che manda avanti l'organizzazione, come tante altre dell'Onu, è dispendioso. Se c'è una categoria che, infatti, non sente la crisi è quella dei funzionari Onu, soprattutto quelli che lavorano nelle sedi privilegiate di New York, Ginevra o Vienna, ma non solo loro.

Facciamo un esempio: Laura Boldrini, l'ex comunista terzomondista divenuta la pasionaria delle porte aperte a tutti gli immigrati. La nostra presidente della Camera, per l'incarico che aveva come portavoce dell'Alto commissario per i rifugiati, percepiva 8mila euro netti al mese. Un semplice portavoce, capite? Potete immaginare quali siano gli stipendi di manager e dirigenti.

Un funzionario intermedio a Ginevra , per fare un altro esempio, ha diritto a uno stipendio annuale netto può arrivare, in base ad anzianità e situazione familiare, fino a 94.540 dollari, a cui si aggiunge un aggiustamento in base al costo della vita nel luogo in cui si presta servizio: in un posto a rischio come Tripoli, la percentuale è del 36.2 per cento, mentre a Roma è del 63 per cento.

In tal modo, lo stipendio può volare, arrivando anche a superare i 12mila euro al mese.

Non basta. A tutto questo bisogna aggiungere i benefit , dalla polizza sanitaria per tutta la famiglia alla polizza vita, e «poi il sussidio per gli studi di ciascuno dei figli fino a 25 anni (fino al 75 per cento delle spese sostenute); senza scordare le indennità di trasloco, il pagamento di viaggi per facilitare le ferie nel paese di origine, 30 giorni all'anno di vacanze più ovviamente sabati, domeniche e feste comandate (all'Onu si celebrano tutte quelle delle principali religioni mondiali); senza dimenticare le esenzioni fiscali e infine i privilegi e le immunità previsti dalla Convenzione di New York del 1946», come riporta un'inchiesta di Enrico Muratore sul suo blog.

Guardiamo l'Unhcr: ha un comitato direttivo composto da 79 membri e uno staff, sia a livello nazionale sia internazionale, che conta più di 7mila persone. Il bilancio annuale è salito da un miliardo di dollari dei primi anni Novanta a circa 5 miliardi nel 2014. Solo stipendi e uffici pesano oltre 200 milioni l'anno.

Perciò lascino in pace i milionari italiani, che sono già tra i maggiori donatori privati (oltre 21 milioni di dollari nel 2014, più di molti stati sovrani), e smettano di propinare statistiche e slogan con foto di bimbi affamati: non servono per informare ma solo per convincere la gente a mettere mano al portafoglio.

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