Cronache

L'ospite dell'Isola dei famosi: "La cocaina? Te la porto a casa io..."

Traffico di droga: 23 arresti. I clienti: tutti della Milano bene

L'ospite dell'Isola dei famosi: "La cocaina? Te la porto a casa io..."

Cristina Bassi

Milano «Uè, carissima», «Ciao, buona Pasqua», «Dove stai di bello?», «Sono a casa, vuoi venire?», «Sì, dammi una ventina di minuti». Al telefono con il pusher di fiducia c'è la fotomodella di origine brasiliana vista all'Isola dei famosi. È lei una dei clienti quasi vip che spuntano dagli atti dell'inchiesta che due giorni fa ha portato all'arresto da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano di 23 persone per traffico di cocaina, hashish e marijuana. Gli habitué sono professionisti, manager, imprenditori, chef e si fanno tutti consegnare la coca in appartamenti del centro: da via Sant'Andrea, in pieno Quadrilatero della moda, fino ai Navigli.

Il servizio a domicilio è gestito al telefono, c'è un cellulare dedicato alle ordinazioni. Alberto D'Aiello dava le indicazioni su dove fare le consegne al fattorino della droga Mario Danesi detto «Totò» o «il ragazzo della Smart». A volte la pusher è una donna, Sara Soliman alias «Sniffer». La «triangolazione», come la definisce il gip Maria Vicidomini, avveniva con brevi telefonate ed sms in rapida successione cliente-spacciatore-galoppino. Con la cronaca in diretta del tempo di arrivo: «Melloni 3 minuti...». Il food delivery al confronto impallidisce. Per rendere tutto più rapido, l'acquirente veniva avvertito dell'imminente arrivo della merce e si faceva trovare al portone di casa, davanti al ristorante, al locale, all'hotel dove faceva serata, sempre in zone della movida. Le dosi consegnate con lo scooter o la Smart erano «stelline» o «stellone». Le prime meno consistenti e destinate ai clienti non facoltosi costavano 20 euro, le seconde da circa un grammo per i consumatori più ricchi valevano 90-100 euro.

«Dottore, passi?», chiede un altro compratore. «Volo, volo», la risposta. La richiesta in codice: «Sigaretta?». I contanti solo i «Lovers». Spesso il consumatore abituale è impaziente: «Mezz'ora? Se riesci prima sempre meglio». E la modella, giovanissima: «Daaaaiiiiii devo scappareeeee». Tra D'Aiello e Danesi c'è pure un siparietto sulla mappa delle consegne. «Tu sai dov'è l'ospedale Buzzi?», chiede il primo, di origine casertana. Il secondo ribatte: «Eh, sì. Ci sono nato...». La «frenetica attività di spaccio» era un meccanismo consolidato e che andava avanti praticamente da solo. Lo dimostra, riassume il giudice, il fatto che «nella gran parte dei casi i clienti si limitassero a indicare dove si trovavano, senza ulteriori specificazioni». I venditori conoscevano a memoria indirizzi, dosi desiderate e modalità del recapito.

Pochi dubbi per gli inquirenti quindi, viste le intercettazioni, che gli indagati fossero coinvolti in un giro enorme di spaccio che dall'hinterland invadeva le strade più luminose del centro.

L'ultima conferma: all'arresto, il 22 aprile 2016, Danesi aveva addosso 125 dosi di cocaina.

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