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L'ottimismo del governo dell'irrealtà

L'ottimismo del governo dell'irrealtà

Sarà che a primavera tornano le rondini, love is in the air e non può piovere per sempre, ma qui il governo del cambiamento cambia faccia. E dopo anni a parlare alla pancia della gente, ora fa appello all'ottimismo a cuore aperto.

«Abbiamo abolito la povertà» (Di Maio), «ci sarà un nuovo boom economico» (Di Maio bis), «il 2019 sarà un anno bellissimo con una crescita incredibile» (Conte). Una ventata di pensiero positivo che ha avuto il suo apice venerdì a Otto e mezzo, quando la ministra Trenta, messa di fronte al sospetto che recessione, spread e calo degli occupati non fossero proprio buoni auspici, ha risposto: «L'ottimismo è il sapore della vita». Voilà, una frase di Tonino Guerra (d'altronde è ministro della Difesa...) e dall'agenda di governo si passa alla Smemoranda di governo, dai ddl ai decreti da Bacio Perugina. Crolla tutto, ma noi sempre allegri bisogna stare, che il nostro piangere fa male al re, fa male a Conte e al Viminale, diventan tristi se noi piangiam.

Ora, non si dice di girarsi a cercare la bara non appena si sente profumo di fiori. Però un governo che davanti ai dati (cifre, non articoli di pennivendoli) si fa i selfie sorridenti dicendo «Enjoy!» come Vacchi a bordo piscina tende ad imprimere una forte accelerazione al moto rotatorio delle gonadi degli italiani. E infatti sui social fioccano insulti al grido fieramente populista di «con l'ottimismo mica ci compro il pane».

E dunque, mentre tornano in mente gli strali contro Berlusconi che nel 2011 parlava di «ristoranti pieni», viene il sospetto che i Cinque stelle siano obbligati dai loro fallimenti a compiere un passo falso filosofico e comunicativo. Perché la loro innegabile presa su ampi e variegati strati del Paese si è sempre basata sull'atteggiamento fosco e millenaristico di Grillo. Il «vaffa», il rigurgito verso lo status quo, il «ricordati che devi morire». Gli elettori, come Troisi in Non ci resta che piangere, «se lo sono segnati» e li hanno seguiti in nome del pessimismo - se non cosmico - almeno nazionale.

Il grillino non si sente a suo agio nel mondo fatato dei Minipony che ora il governo gialloverde dell'irrealtà è obbligato a spacciare per non ammettere il disastro imminente. È cresciuto fra scie chimiche, minacciose Spectre mondiali, aziende farmaceutiche spietate. L'unica cosa su cui è ottimista è sul futuro del pessimismo. Per questo il «peace & love & crescita» del Movimento è una favola strabica raccontata al pubblico sbagliato.

Perché l'ottimismo sarà pure il sapore della vita, ma se ti hanno fatto masticare bile per anni non lo sentirai mai.

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