Politica

L'Ue chiude i confini solo alla Merkel

Berlino resta sola sulla sospensione. La Commissione: Schengen non si tocca. Il Financial Times: vogliono isolare la Grecia

Antonio SignoriniRoma Schengen non sarà rimessa in discussione. Ieri la Commissione europea si è affrettata a smentire le voci circolate giovedì. È sceso in campo persino il ministro delle finanze tedesco, il «falco» Wolfgang Schaeuble, per dire che senza il trattato di libera circolazione è a rischio tutta l'Europa «politicamente ed economicamente». Ma l'idea di un prolungamento della sospensione c'è e sarà discussa al Consiglio dei ministri dell'Interno e della Giustizia che si terrà ad Amsterdam. L'effetto non è molto diverso da quello ipotizzato giovedì sulla scia dell'ennesima indiscrezione uscita da Bruxelles. Sospensione fino a due anni. Salvo, invece, il rispetto delle regole Ue. In sostanza, lunedì il consiglio comunicherà ai Paesi che hanno già ripristinato i controlli ai confini interni, quindi Austria e Germania, che da maggio, se vorranno continuare a farlo dovranno ricorrere alla norma europea che prevede delle tappe obbligatorie. Prima le istituzioni europee dovranno fare una valutazione sullo stato della frontiera esterna. E le fonti di Bruxelles ieri parlavano solo della Grecia. Tanto che il Financial Times online annuncia che i leader Ue stanno pensando a «un drastico piano» per frenare l'ondata di migranti attraverso i Balcani, bloccando il passaggio dei profughi in Macedonia, Paese non Ue, e isolando di fatto la Grecia. L'Italia sarebbe quindi «graziata», almeno questa volta. Una volta che dovessero risultare problemi, si chiederà ad Atene di porre rimedio e poi, in caso, la reintroduzione dei controlli alle frontiere di alcuni Paesi. Che potrà durare al massimo fino a due anni. Tutto è quindi nasce dall'approssimarsi della scadenza della sospensione temporanea di sei mesi. La Germania ha già richiesto di andare oltre il termine di metà maggio. Ma il pressing di Berlino ha raccolto pochi successi tra i partner europei. La Francia ieri con il primo ministro Manuel Valls ha messo in guardia dagli effetti devastanti della crisi migratoria sull'Ue: «Non possiamo accogliere tutti». Ma Parigi non vede di buon occhio soluzioni che passino attraverso la chiusura delle frontiere interne dell'Unione. Fortemente contraria l'Italia. Ieri Renzi ha ribadito che con la messa in discussione di Schengen è in corso «lo spappolamento dell'ideale europeo». Alla stessa Commissione europea, ancora una volta, la situazione è sfuggita di mano visto che è passato un messaggio che ha aggiunto motivi di tensione a una situazione già difficile. Ancora una volta, a quanto pare, con una ispirazione tedesca (sulla vicenda delle critiche all'Italia è finito sulla graticola il capo staff di Juncker, il tedesco Martin Selmayr). La Germania stessa è corsa ai ripari, con una dichiarazione di Schaeuble. No alla fine di Schengen. E proprio per questo «noi europei dobbiamo dare al più presto miliardi a Turchia, Libia o Giordania, ciascuno per quanto può». Chiaro lo messaggio. La Germania non rimetterà su le frontiere, ma i finanziamenti ad Ankara non devono essere messi in discussione. Questa è evidentemente la priorità di Berlino e la principale controparte su questo fronte è proprio l'Italia, che vuole che sia scorporato dal conteggio del deficit la quota nazionale di finanziamenti alla Turchia. A dimostrazione di quanto anche la Germania abbia i suoi problemi interni, dentro il partito dello stesso Schaeuble (o meglio, nella Csu, costola bavarese della Cdu) c'è chi vuole rimettere al centro, il tema rifugiati Joachim Hermann ministro dell'Interno della Baviera, ha detto che si potrebbe escludere da Schengen la Grecia.

Di rafforzare gli strumenti dell'Europa nel controllo delle frontiere, nessuno parla.

Commenti