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L'Ue detta la manovra: Imu sulla prima casa, catasto e aumenti Iva

La Commissione non sanziona l'Italia ma chiede "sforzi sostanziali" per il 2018

L'Ue detta la manovra: Imu sulla prima casa, catasto e aumenti Iva

Promossi con mille riserve sui conti del 2017. Poi, per il prossimo anno, uno sforzo «sostanziale» per restare dentro i limiti, che non potrà che tradursi in una stangata fiscale. Compresa quella sulla prima casa anticipata nei giorni scorsi. Le raccomandazioni della Commissione europea sono arrivate puntuali ieri, con grande sollievo del governo italiano, spaventato dalla prospettiva di venire penalizzato dallo scontro tra l'anima soft dell'esecutivo europeo (il commissario agli affari economici Pierre Moscovici) e i rigoristi. Il rischio maggiore era quello di una bocciatura sul debito pubblico, che poi non c'è stata. Già messa in conto la promozione della manovra correttiva da 3,4 miliardi adottata in aprile dal governo. «Sono state adottate le ulteriori misure di bilancio richieste per il 2017» e «pertanto in questa fase non sono ritenuti necessari interventi supplementari per garantire la conformità con il criterio del debito».

Non ci sarà procedura di infrazione. L'Italia rischiava con Cipro e Portogallo. Per tutti non ci sono «dati analitici che giustifichino il passaggio alla fase successiva della procedura, a condizione che i tre Paesi attuino pienamente le riforme» promesse.

Questa la analisi. Poi le raccomandazioni vere e proprie. Intanto rispettare gli obiettivi di deficit del Def. Quindi il calo dal 2,1% del Pil nel 2017 al 1,2% del 2018. Uno sforzo «sostanziale» sul quale non sarà facile avere sconti. Nel dettaglio: spostare il peso del fisco dai «fattori della produzione» a «tasse meno determinanti per la crescita». Leggi aumento dell'Iva per ridurre il cuneo fiscale. Poi la riduzione delle tax expenditures, quindi le detrazioni fiscali che fino ad oggi nessun governo è riuscito ad intaccare. La riforma del catasto e la reintroduzione della tassa sulla prima casa per i redditi più alti.

Non è un refuso. E su questo punto è tornato persino il commissario Moscovici, che sarebbe una colomba. Sull'abolizione dell'Imu «avevamo espresso riserve nel 2016 perché chi ne beneficia è soprattutto chi ha redditi elevati». L'Italia deve mettere in ordine i conti e «in tale contesto ci sembra che occorre reiterare l'invito su quella tassa».

La commissione chiede di ridurre i tempi della giustizia civile, lotta alla corruzione e di rivedere la prescrizione, adottare la legge sulla competitività. Corposo il capitolo banche, con l'indicazione ad accelerare la riduzione dei crediti inesigibili e incentivare la ristrutturazione dei bilanci, in particolare per quegli istituti di credito «sotto controllo nazionale». C'è anche un capitolo Lavoro, con l'invito a rafforzare la contrattazione decentrata e garantire «efficaci politiche attive del mercato del lavoro». Indicazioni che sono in gran parte già in cantiere, parte delle riforme che il governo sta attuando.

Unica eccezione, il capitolo fiscale, che è poi quello che farà la differenza nel 2018. L'insistenza sulla casa è anche politica. L'ex premier Matteo Renzi, e in seconda battuta quello in carica Paolo Gentiloni, hanno già frenato sia sulla riforma del catasto, sia sul ritorno delle imposte che gravano sull'abitazione principale. Nel primo caso, impossibile che i proprietari di case non la considerino un amento delle imposte. Nel secondo caso si tratterebbe di un rafforzamento della patrimoniale sul mattone.

Decisione improponibile in tempi di elezioni, ma alla quale la commissione guidata da Jean Claude Juncker non vuole rinunciare.

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