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L'Ue già a dieta: no a whiskey e burro di arachidi

Al via i dazi su prodotti importati dall'America. Prezzi più cari per moto di lusso e jeans

L'Ue già a dieta: no a whiskey e burro di arachidi

Roma È ufficialmente iniziata la guerra dei dazi. Dalla mezzanotte di ieri, infatti, una lunga lista di prodotti americani subisce un dazio d'importazione nei Paesi dell'Unione europea. Su jeans, burro di arachidi, sigarette e moto di grossa cilindrata (solo per fare qualche esempio) sono scattate le contromisure dell'Unione Europea in risposta ai dazi pretesi a suo tempo dall'amministrazione Trump per difendere inizialmente il comparto siderurgico e poi le aree nevralgiche della produzione industriale americana.

Il 18 maggio scorso il commissario europeo Cecilia Malmstroem aveva presentato all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto) la lista di prodotti che avrebbero subito la ritorsione europea qualora Trump non fosse tornato sui suoi passi. Si tratta di una lista che va a coprire una fetta di mercato pari a 2,8 miliardi di euro di controvalore. «Si tratta di misure proporzionate - ha commentato la Malmstroem - in linea con le regole del Wto». Le misure, assicurano da Bruxelles, verranno immediatamente revocate quando dall'altra parte dell'oceano Atlantico si provvederà ad abolire le tariffe aumentate sul 25% dei prodotti derivati dall'acciaio e sul 10% di quelli derivati dall'alluminio. Il danno su questo settore, per i produttori europei è, secondo le stime degli economisti europei di 3,6 miliardi di euro. Quindi ben superiore a quanto previsto come contromossa dai dazi europei, che entrano quindi in vigore subito dopo quelli applicati dal Messico come contromisura alla politica economica di Trump e a pochi giorni (il primo luglio) dall'entrata in vigore degli stessi dazi sul territorio canadese. Insomma, da ieri nei 28 Paesi europei dell'Unione comprare del whiskey potrebbe essere meno vantaggioso rispetto al cognac e i jeans di marca americana diventerebbero meno competitivi sugli stessi prodotti firmati da griffe europee.

L'Europa ha avuto le idee chiare fin dall'inizio di questa guerra di nervi. A marzo Jean Claude Juncker annunciava che si sarebbero scelti marchi e prodotti che avevano corrispettivi nel nostro continente. «Per non danneggiare il consumatore», spiegò. L'elenco entrato in vigore comprende quindi l'abbigliamento, con biancheria e calzature da uomo in pelle, prodotti di cosmesi, oltre ovviamente a una messe di prodotti in acciaio come barre in acciaio laminato, acciaio inossidabile, fili, catene e tubi per impalcature. E poi ci sono anche i prodotti hi-tech come elettrodomestici e forni. Presi di mira dall'elenco dell'Unione Europea anche prodotti di lussi come barche, yacht e Harley-Davidson. Il Fondo monetario internazionale intanto ha stimato che la guerra dei dazi potrebbe deprimere la crescita mondiale di mezzo punto (un punto quella americana). Anche il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, mostra pessimismo.

Il protezionismo globale è, dice, tra i più «minacciosi fattori d'incertezza».

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