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Luigi De Magistris: "Voglio candidarmi alla guida del Paese. Sarò un subcomandante"

Il sindaco di Napoli si dice pronto per la corsa alle europee e le Regionali del 2020. Ma l'ambizione più grande è quella della guida del Paese: "Se Salvini si definisce il capitano, quando sarò alla guida del Paese sarò il subcomandante"

Luigi De Magistris: "Voglio candidarmi alla guida del Paese. Sarò un subcomandante"

Vorrebbe proprosi alle Europee di primavera. Ma anche alla Regione, nel 2020. Un passaggio quasi obbligato, almeno secondo lui. Ma che gli costerebbe un "unico rammarico". Quello di lasciare la sua città a un anno dal termine del suo mandato: "Candidarmi alla Regione è inevitabile. Mi ci costringe l'atteggiamento del governatore Vincenzo De Luca, talmente ostile da non permettere neanche un minimo di dialogo istituzionale". Le motiva così le sue scelte, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, intervistato da L'Espresso. In cui racconta tutto di se stesso. Dalle sue passioni personali alla politica.

Il desiderio di "allargare il campo"

Nella sua candidatura, sia alle europee che alle regionali, il progetto di un fronte democratico. Che però non vuole lasciare spazio a "recinti vetusti" e nemmeno ad "aggregazioni composte da persone che hanno la sindrome visiva della sconfitta". E non vuole neanche "tutti i corresponsabili del crollo del centro sinistra e dell'arrivo del governo più a destra del dopoguerra". Rivolge un pensiero anche ai votanti pentastellati perché, secondo il primo cittadino campano, "Quando c'è un'alternativa l'elettorato 5 Stelle oscilla". E spiega: "Una coalizione che punti sulla rivoluzione, come rottura del sistema, ma anche sulla capacità di governo, può richiamare tutti quelli che hanno l'orticaria a stare con Matteo Salvini, l'uomo che spinge a odiare gli oppressi e ad amare gli oppressori".

L'obiettivo della politica nazionale

Ma l'ambizione più grande in questo momento, per l'ex magistrato, oggi 51enne, sembrerebbe la politica nazionale. Perché il primo cittadino punterebbe, infatti, a candidarsi alla guida del Paese. "Machiavellicamente parlando, le elezioni regionali ed europee sono due momenti del progetto", racconta lui. Che aggiunge: "A Palazzo Chigi potrò avere gli strumenti con cui attuare veramente la Costituzione repubblicana, che da 70 anni viene al massimo difesa e spesso svuotata".

Il carisma

Riconosce di avere grande carisma e di essere "un punto di riferimento". Per molti, anche per chi non lo ama probabilmente. E sostiene di averlo compreso durante gli anni passati in magistratura. La sua carriera, prima di diventare sindaco, la iniziò nel 1993, quando intraprese la stessa strada del padre, del nonno e del bisnonno. Di famiglia borghese, ma dall'ascendenza aristocratica, De Magistris riconosce in se stesso la dote, quella da leader, di cui spiega di andare "umilmente fiero".

L'antagonista ubbidiente

Dice di essere "un antagonista ubbidiente". Da sempre. Perché "costretto a esserlo". In primo luogo per la troppa corruzione e le mafie "all'interno delle istituzioni". Che dice di non avere mai tradito, nonostante queste abbiano "fatto di tutto" per fare in modo che si dedicasse "all'agricoltura o alla pesca". Da giovane, quattro passioni. Per Schopenhauer, Kierkegaard, Marx e Nietsche. Ma anche per Ernesto Ché Guevara e il subcomandate Marcos: "Il Che mi ha sempre affascinato per le sue battaglie, ma anche per l'umanità e la spiritualità che accompagnava ogni sua lotta. Di Marcos mi piacciono le lotte legate alla terra".

E sul vice presidente del Consiglio, Matteo Salvini, aggiunge: "Se lui si definisce capitano, quando arriverò a guidare il Paese io sarò il subcomandante, perché il comandate è il popolo, come recita l'articolo 1 della Costituzione".

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