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Luigi il paranoico si inventa complotti: accerchiati da Renzi, Berlusconi e Salvini

Il capo grillino: «Niente ammucchiate per tirare a campare, si deve votare subito con il Rosatellum». Poi attacca il Carroccio e spegne il forno Pd

Luigi il paranoico si inventa complotti: accerchiati da Renzi, Berlusconi e Salvini

Roma Non sarà forse la cronaca, e neppure la storia, a farci sapere un giorno chi davvero «muove i fili» delle Stelle, cinque o più; quale sia il programma «da remoto» ovvero l'algoritmo «Beta» che decide. Forse Travaglio, forse tirano un po' tutti, alla roulette russa. Ma ora è uscito il numero «urne» con tanto di teschio, e va fatto ricomparire Luigi Di Maio versione elmetto e moschetto: «con Salvini la misura è colma, basta giocare con la ruspa», «col Pd finisce qui, Renzi ha sabotato», «con Berlusconi no, mica sulla fronte c'ho scritto Jo Condor». Forze irresponsabili, le chiama, sfilate davanti a un «paziente Mattarella» Ma la soluzione c'è. Unica, matematica: voto subito, a giugno. E se il Quirinale ha già escluso, «si voti alla prima occasione utile». Al mare, ai monti, con le slot machine, con la legge di Stabilità, senza, però si voti, chè «l'alternativa è l'ammucchiata» e non sia mai. «Un esecutivo per tirare a campare per un altro anno sarebbe un dramma».

Nuova legge elettorale? No, «quello sarà il ballottaggio tra M5s e Lega». Ma dov'è finito quel Luigi Di Maio che sotto sotto riceveva elogi anche negli ambienti del Quirinale, come ragazzo volenteroso e responsabile? Dove s'è cacciato il virgulto di Pomigliano che sognava il governo del cambiamento con la forza - uguale e parallela - della Lega? Anzitutto su Facebook, sarebbe la prima risposta, a ripostare in mattinata un vecchio messaggio di Salvini, del 16 luglio 2012, nel quale rinnegava l'alleanza con il Cav. Commento: «Salvini ha cambiato idea e si è piegato a Berlusconi solo per le poltrone». E ancora: «Incredibile che Salvini abbia scelto Berlusconi dopo l'umiliazione che gli ha inflitto al Quirinale quando Salvini ha fatto il microfono per la voce del padrone... M5s non teme il voto, altri sì, magari per problemini di soldi».

In serata, il medesimo Di Maio in tenuta da sommossa era sulla poltrona di Vespa, a Porta a Porta, per nutrire la già corposa teoria del complotto generale. «In questi 55 giorni si sono sempre sentiti Renzi e Berlusconi, ma anche Salvini e Renzi... Ho il serio sospetto che ci sia un serio rapporto economico, legale, tra Salvini e Berlusconi... Berlusconi è intervenuto in momenti di difficoltà per aiutare la Lega», con prestiti e fideiussioni. «Altrimenti non si spiega perché Salvini scelga sempre Berlusconi... L'unica cosa che ha fatto è stato perdere tempo, l'obbiettivo era non mandare M5s al governo. Ce lo hanno impedito con trabocchetti infimi». Lo scatenato figlio dell'algoritmo di Rousseau (inteso come piattaforma) raccontava di una «disponibilità al dialogo» del Pd, mostrata dai «renzianissimi Marcucci e Delrio davanti al presidente Fico». Apertura al Pd, continuava, «che a me è costata molto e quel che pensavo del Pd, lo pensavo anche in quei giorni». Tutto il male del Pd, tutto il bene di Palazzo Chigi.

Certo: «Mai stato nel conto un altro nome del Movimento».

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