Economia

L'ultima banca che compra sportelli

La popolare Valsabbina acquista sette filiali. Ma con la dote

L'ultima banca che compra sportelli

Fatta eccezione per l'operazione Che Banca-Barclays, non si vedeva da anni in Italia un banchiere disposto a far crescere il proprio istituto acquistando sportelli dai concorrenti. È successo a Natale, quando la bresciana Banca Valsabbina, piccola popolare con sede a Vestone, ha firmato un accordo per rilevare sette filiali da Hypo Alpe Adria, gruppo di proprietà dello Stato austriaco e da tempo in difficoltà. Una micro-acquisizione figlia di un contesto che proietta nella preistoria il grande risiko che nel 2006-2007 portò alla nascita di Intesa Sanpaolo e Unicredit-Capitalia, con le concorrenti a strapparsi di mano gli sportelli che le big vendevano per ordine dell'Antitrust.

Ma c'è un altro fatto che rende lo shopping di Banca Valsabbina particolare: la cooperativa della Leonessa d'Italia non sborserà un solo centesimo per lo shopping, anzi riceverà una dote prossima ai 20 milioni dalla venditrice a titolo di contributo: si tratta di filiali in perdita (dislocate tra Bergamo, Brescia, Verona, Vicenza, Schio e Modena), dove lavorano 33 addetti, che così avranno salvo il posto.

L'alternativa sarebbe stata finire in liquidazione insieme al resto di Hypo Alpe Adria. Insomma quello compiuto dalla Valsabbina è un salvataggio chirurgico. Ma resta il fatto che nel 2007 il Monte Paschi di Giuseppe Mussari sborsò circa 9 miliardi per Antonveneta e tentare la conquista del ricco Nord est. Fu l'inizio della crisi senese: fatto salvo il back office, Mussari pagò circa 9 milioni per ognuno dei mille sportelli dell'ex cooperativa padovana. Oggi invece la Banca Valsabbina, riceve quasi 3 milioni in regalo per ognuna delle sette filiali Hypo rilevate: significa un differenza netta di 12 milioni a sportello. Una caduta verticale frutto sia dei multipli che Mps aveva riconosciuto ad Antonveneta, sia della rivoluzione in atto nel mondo del credito, dominato dai servizi online e sempre più in difficoltà a disegnare una missione per filiali e cassieri rispettando il taglio dei costi imposto dai paletti patrimoniali della Bce. Nei prossimi anni saranno almeno altri 20mila gli addetti a finire in prepensionamento con il fondo esuberi, sempre che non sia necessario replicare lo schema di CariFerrara, che vede il ricorso alle dimissioni incentivate.

La Valsabbina, raggiunti i 70 sportelli, continuerà comunque sulla propria strada: il presidente Renato Barbieri ha un piano di aperture, che porterà quest'anno l'istituto dalle valli bresciane fino a Milano. Ma c'è un'altra sfida forse più ardua: a settembre un centinaio di soci erano pronti a chiedere i danni davanti al tracollo del titolo Valsabbina, scambiato solo sul circuito Hi-Mtf, il mini-listino promosso da Iccrea, dall'Istituto centrale delle banche popolari, Banca Aletti e Banca Sella.

All'epoca l'azione Valsabbina era intorno ai 5,7 euro ora è risalita a quota 7, ma solo alla fine dello scorso luglio era oltre 11 euro.

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