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L'ultima battaglia combattuta tra tunnel e cantine

Dalla Grande guerra al Vietnam, ecco come le sorti di un conflitto si decidono sottoterra

L'ultima battaglia combattuta tra tunnel e cantine

La vera battaglia di Mosul si combatterà tra fogne e cantine. Tra le fila della Coalizione lo sanno tutti, ma nessuno ama parlarne. Anche perché quella battaglia rischia di consumare le vite di migliaia di civili e di rendere inefficace la superiorità aerea garantita dall'aviazione statunitense unico vero asso nella manica delle forze incaricate di sfondare le difese dell'Isis. Il fatidico «piano di sotto» è la ragnatela di gallerie, tunnel, depositi e dormitori scavata nelle viscere di Mosul. Una ragnatela che consente ai militanti del Califfato di sfuggire ai bombardamenti aerei e sbucare alle spalle delle unità penetrate nel centro urbano. Una ragnatela che trascinerà gli attaccanti nei meandri della città costringendoli a confrontarsi con le insidie di quella guerra sotterranea considerata un vero incubo anche dai combattenti più coraggiosi.

I primi a sperimentarla sono i legionari romani mandati ad occupare i territori dal Reno all'Elba nei primi anni dopo Cristo. In quelle foreste tetre e paludose le tribù tedesche sbucano da sotto gli alberi, circondando le retroguardie, le fanno a pezzi a colpi di ascia. Lo stesso incubo si ripete nei deserti della Galilea durante la terza guerra giudaica del 132 dopo Cristo. Lì una delle dodici legioni mandate dall'imperatore Adriano viene annientata grazie al sistema di avamposti e gallerie progettati dagli ebrei in rivolta. Nel 17mo secolo l'indiscusso teorico della guerra delle viscere è Raimondo Montecuccoli il generale italiano, nemico giurato dei turchi musulmani, che - dopo aver bloccato nell'agosto 1664 l'avanzata ottomana su Vienna - trasferisce nelle sue «Memorie di Guerra» i segreti per espugnare le fortezze dal sottosuolo.

La vera antitesi della guerra delle viscere viene combattuta a duemila metri di altezza dagli alpini italiani dispiegati lungo le creste del piccolo Lagazuoi nel primo conflitto mondiale. Lì a partire dal 1915 gli alpini si trasformano in minatori e scavano lunghi tunnel nella roccia gelata riempiendoli con tonnellate di gelatinite per far saltare gli avamposti nemici. Nulla al cospetto della tregenda di Messines nelle Fiandre occidentali. Lì, nel giugno 1917, i genieri inglesi aprono 8mila metri di gallerie e fanno esplodere 600 tonnellate di esplosivo depositato in 20 pozzi scavati sotto le linee tedesche uccidendo in un colpo solo diecimila soldati nemici. Il vero salto di qualità nella guerra del «piano di sotto» spetta ai cinesi. Sono loro durante l'invasione giapponese a trasferire villaggi, ospedali ed eserciti nel sottosuolo creando il prologo di quell'inferno sotterraneo con cui si confrontano gli americani nella Corea del Nord prima e nel Vietnam poi. Chu Chi, il distretto settentrionale di Saigon da dove i vietcong lanciano l'offensiva del Tet del 30 gennaio 1968, è un dedalo di 200 chilometri di tunnel dove i guerriglieri sopravvivono per settimane ai bombardamenti dei B52. Per vincere quella guerra delle viscere gli americani dovranno addestrare i «soldati topo» un manipolo di specialisti che armati di pistola e torcia elettrica si calano nei tunnel per ripulirli metro dopo metro.

Ad esportare i segreti della guerra sotterranea dal Sud Est asiatico al Medio Oriente ci pensano i Nord coreani. Sono loro ad addestrare gli sciiti libanesi del Partito di Dio che durante il conflitto dell'estate 2006 mettono a dura prova gli israeliani convinti di poterli distruggere solo con l'aviazione. A Maroun Ras e sugli altri fronti di quella guerra le bombe degli F16 si rivelano inutili perché sotto le prime linee si diramano le ragnatele di gallerie dove gli uomini di Hezbollah attendono di colpire alle spalle le avanguardie israeliane. Ed è Hezbollah a trasferire le stesse tecniche di combattimento ai militanti palestinesi di Hamas che, dal 2005 in poi, costruiscono sotto Gaza un mondo parallelo dove entrano le merci importate dall'Egitto ed escono i militanti diretti a colpire Israele. E da Gaza a Mosul il passo è breve.

Sono infatti i militanti di Hamas, trasferitisi in Siria per combattere Bashar Assad, ad insegnare ai comandanti del Califfato quella «guerra dei tunnel» diventata l'ultima grande incognita dello scontro con il Califfato.

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