Cronache

L'ultima corsa della leggenda Iacocca. L'italo-americano che salvò l'auto Usa

Il manager era un'icona dell'industria delle quattro ruote a stelle e strisce. Papà della "Mustang", evitò a Chrysler la bancarotta

L'ultima corsa della leggenda Iacocca. L'italo-americano che salvò l'auto Usa

New York - Dopo Sergio Marchionne se ne va un altro grande leader di sangue italiano che ha fatto la storia della Chrysler. Lido Anthony Iacocca, detto Lee, è morto all'età di 94 anni per cause naturali nella sua casa di Bel Air, a Los Angeles. Figlio di due ristoratori arrivati negli Usa da San Marco dei Cavoti, piccolo comune della provincia di Benevento, è considerato una leggenda dell'industria automobilistica americana, prima alla Ford, dove lanciò la Mustang, e poi in Chrysler, che salvò dalla bancarotta proprio come fece Marchionne alcuni decenni dopo. Per un lungo periodo è stato l'uomo più potente dell'automotive a stelle e strisce: presidente di Ford alla fine degli anni Settanta, e amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione di Chrysler negli anni Ottanta. Iacocca è nato nel 1924 ad Allentown, in Pennsylvania, nella Rust Belt, la cintura della ruggine (anche se ai suoi tempi era tutt'altro che arrugginita) cuore della produzione dell'acciaio, dove i genitori Nicola e Antonietta gestivano un piccolo ristorante chiamato Yocco's Hot Dogs. Dopo la laurea con lode a soli 21 anni alla Lehigh University in ingegneria industriale vince una borsa di studio ed entra a Princeton. Nella sua autobiografia del 1984, diventata un best seller, il manager dice di se stesso: «Dopo i 25 anni voglio diventare un milionario». L'occasione arriva nel 1946, quando è assunto alla Ford Motor Company come ingegnere e poi alle vendite, dove diventa famoso nel 1956 con la campagna «56 for 56», in cui offre automobili prodotte in quell'anno a 56 rate da 56 dollari ciascuna.

Chiamato in Michigan, nel quartier generale di Dearborn, inizia il percorso che lo porta ai vertici della società, anche se nel 1978 viene licenziato per i contrasti Henry Ford II nonostante in quell'anno avesse portato l'azienda ad un utile di quasi due miliardi di dollari. Pochi mesi dopo diviene amministratore delegato di Chrysler, in un periodo in cui la società di Auburn Hill è sull'orlo del fallimento: nel 1979 ottiene un prestito dal governo Usa da 1,5 miliardi dimostrando che una società poteva sopravvivere e crescere proprio con l'aiuto di Washington, visione pionieristica ripercorsa quasi tre decenni dopo, sull'onda della grande crisi finanziaria, dalla stessa Chrysler, dopo la fusione con Fiat, e da General Motors. E per rimarcare la ristrutturazione dell'azienda negli anni Ottanta compare in campagne pubblicitarie con lo slogan «The pride is back», «L'orgoglio è tornato». Il suo nome è legato ad alcuni modelli di auto iconici, a partire da quello della Mustang, di cui viene considerato il padre. È lui all'inizio degli anni '80 a lanciare la K-car platform che fa ripartire la Chrysler, così come i primi monovolume e minivan, per diversi anni considerati i prodotti più redditizi della casa automobilistica. È sempre lui, nel 1987, l'arteficie dell'acquisizione da parte di American Motors da parte di Auburn Hill, con il suo mitico marchio Jeep. Negli ultimi anni della sua carriera in Chrysler si dedica molto alla filantropia e alla cultura, contribuendo al restauro della Statua della Libertà e alla riqualificazione di Ellis Island, l'isola nella baia di Manhattan al cui porto attraccavano le navi di immigrati provenienti dall'Europa, come quella che aveva portato negli Usa i suoi genitori. Dalle tre mogli ha avuto due figlie, che gli hanno dato otto nipoti.

Nel 2014 assiste alla nascita di Fca dalla fusione tra Fiat e la sua Chrysler sotto la leadership dell'italocanadese Marchionne, colui che nel 2009 l'allora segretario ai Trasporti di Obama, Ray Lahood, definisce «la nuova generazione dei Lee Iacocca».

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