Economia

L'ultima mission dell'Erario: stanare i furbetti all'estero

Via ai controlli su chi ha cambiato residenza nel 2010 e non ha aderito allo scudo per il rientro dei capitali

L'ultima mission dell'Erario: stanare i furbetti all'estero

Non è più compliance (cioè gli inviti soft ai contribuenti affinché cambino rotta), ma veri controlli. Un classico giro di vite del fisco, questa volta concentrato su capitali e redditi detenuti da cittadini italiani residenti all'estero, a partire da quelli che non hanno aderito alla voluntary disclosure. La svolta era attesa e ieri il direttore dell'Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi ha firmato un provvedimento per avviare le prime verifiche. Obiettivo: stanare connazionali che si sono trasferiti solo formalmente oltre confine.

I controlli si concentreranno su chi ha trasferito la residenza dal 2010. L'Agenzia delle entrate stilerà delle liste selettive, in cui confluiranno prioritariamente le situazioni più anomale di trasferimento della residenza.

La metodologia è quelle che mira a incrociare informazioni che arrivano da diverse banche dati. I computer dell'Agenzia saranno al lavoro grazie a un'applicazione che si chiama So.No.Re (Soggetti Non Residenti) che mette insieme le informazioni in possesso del Fisco, con quelli dello spesometro e quelle delle amministrazioni fiscali estere.

Concretamente, si cercheranno bollette, proprietà come le automobili rimaste in Patria quando la residenza è all'estero. Altro caso, le famiglie residenti in Italia e le partite Iva italiane di cittadini espatriati.

Il comunicato ufficiale dell'Agenzia delle Entrate spiega che «un altro aspetto che verrà preso in considerazione è l'eventuale mancata adesione alla» voluntary disclosure. Ma è chiaro che questo è il principale dei requisiti. I controlli successivi alla regolarizzazione dei capitali all'estero, sono il presupposto per fare funzionare le eventuali (e probabili) edizioni future.

Nell'ordine, gli elementi che decideranno l'inclusione nelle liste dei «sospetti» sono: la residenza in uno stato a fiscalità privilegiata; informazioni su patrimoni, immobiliari e finanziari, detenuti all'estero; residenza in Italia del nucleo familiare, prove della presenza in Italia del contribuente. Quindi le utenze, le auto, le moto e anche le barche detenute in Italia. Oltre alla titolarità della partita Iva, c'è la partecipazione a società di persone a ristretta base azionaria. Ma anche il versamento di contributi a eventuali collaboratori domestici.

Le voci su un giro di vite verso i residenti all'estero nei mesi scorsi avevano allarmato le comunità di pensionati espatriati in paesi con regimi fiscali più favorevoli. L'Aire, il registro degli italiani residenti all'estero, deve comunicare all'Agenzia delle entrate i nominativi di tutti gli iscritti e i pensionati non fanno eccezione. Anche in questo caso il fisco cercherà di individuare solo i casi di trasferimento fittizio della residenza e i movimenti di capitali anomali.

Sempre sul fronte fiscale, ieri c'è stato l'annuncio che gli atti del fisco potranno arrivare, su richiesta, alla posta elettronica certificata. Una semplificazione attesa che vuole «permettere a tutti coloro che lo desiderano di essere sicuri di venire a conoscenza del contenuto delle comunicazioni provenienti dall'Agenzia».

Dal primo luglio i contribuenti che non sono già obbligati ad avere una Pec, potranno comunicare l'indirizzo attraverso un modello online.

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