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L'ultima di Palazzo Chigi: un patto del Nazareno bis

Il renziano Latorre sonda il terreno con un'idea che al premier farebbe comodo: tornare al dialogo con Berlusconi per restare in sella fino al 2018

L'ultima di Palazzo Chigi: un patto del Nazareno bis

Roma -Telefonare al Cav? Riciclare il Patto del Nazareno? Tra Renzi 1 il Rottamatore e Renzi 2 l'andreottiano ecco che, dopo la sconfitta elettorale, spunta la terza via, il Renzi 1,5, l'uomo del grande accordo. Il sasso l'ha buttato, con un'intervista al Corriere, il senatore Nicola Latorre, ex dalemiano convertito al rito di Matteo. Questo è il suo ragionamento. Visto che «il risultato delle comunali segnala un'evidente difficoltà del Pd», considerato che «per raggiungere il traguardo delle riforme non basta raccogliere numeri, ma serve allargare il consenso», dato che «la soluzione non può essere la svolta a sinistra», non resta che una via, «riaprire al dialogo con Berlusconi».

Per carità, è solo un'idea, una vaga ipotesi formulata da un parlamentare: il clima infatti non sembra propizio e negli ultimi tempi Silvio e Matteo se ne sono dette di tutti colori. Ma intanto, come un messaggio infilato in una bottiglia, la proposta sta lì, agli atti, in attesa di eventuali sviluppi. Del resto il premier, in crisi di voti e di popolarità, se non vuole impantanarsi della «palude dei palazzi romani» è chiamato a un cambio di rotta, a uno spariglio. Lo ha detto lui stesso: «È il momento più duro e affascinante della legislatura, ma quando ci sono le difficoltà quelli bravi le superano».

Come? Tre le strade possibili. La prima è riaprire a sinistra e venire a patti con la minoranza interna per cercare di recuperare nel tradizionale bacino d'utenza del Pd. Ma il premier ha già chiuso nei fatti questa porta: la dichiarata voglia di riprendersi il partito, la strapazzata al sindaco di Roma Marino, l'elezione del nuovo capogruppo alla Camera Rosato e soprattutto il braccio di ferro ingaggiato sulla scuola, dimostrano che Renzi non ha intenzione di farsi rosolare. Enzo Amendola, uomo della sinistra «dialogante», è pronto a prendere il posto del viceministro degli Esteri Lapo Pistilli, che è andato all'Eni. Ma non basterà il rimpasto o il risiko delle Commissioni per dare il colpo d'ala.

Un'altra ipotesi è tornare alle urne. Di elezioni anticipate si parlava molto prima delle comunali e anche dopo, a Palazzo Chigi, lo scenario è stato esaminato con cura. Sarebbe un modo di rompere gli schemi, uscire dalla gabbia di una maggioranza risicata al Senato e tornare al Renzi 1. Il vantaggio starebbe nel prendere in contropiede gli avversari, non ancora pronti. «Contro Berlusconi vinco io, contro Salvini o Grillo pure. Contro un signor Rossi non lo so». Ma il rischio sarebbe altissimo. Dopo Mafia Capitale e un anno di governo il gradimento di Renzi è in calo e il suo tocco magico sembra appannato. Inoltre la riforma non è completa: l'Italicum entrerà in vigore nella seconda metà del 2016 e al Senato si voterebbe con il Consultellum. E poi, che cosa ne pensa Sergio Mattarella di uno scioglimento anticipato? Quindi, ha spiegato il presidente del Consiglio, «la legislatura dura fino al 2018».

Si torna quindi alla terza via, l'intesa con il Cavaliere. Se non ora, magari tra qualche settimana, quando le polveri della campagna elettorale si saranno depositate. Se non su tutto, almeno su alcune grandi riforme. Per vincere infatti bisogna occupare il centro, non inseguire la minoranza o la Cgil. «Tradizionalmente - sostiene Latorre - la sinistra ha mostrato la tendenza a rifugiarsi in vecchi accampamenti, sempre più vuoti. Rompere schemi e interessi consolidati ha dei costi, però l'Italia non può rinunciare al processo riformatore». E non si tratta, precisa, di buttarsi a destra, ma di «stabilire un rapporto esplicito con Berlusconi». Funzionerà? «Lui non può e non deve sottrarsi al confronto e noi dobbiamo ascoltare le proposte che arrivano da quella parte».

Resta da capire se si tratta di una proposta reale o soltanto di un fumogeno. Certo i numeri a Palazzo Madama sono quelli che sono e la rinnovata dichiarazione di fedeltà di Ncd non basta.

Peraltro anche Angelino Alfano ha rilanciato la questione: «Bisogna andare avanti con il lavoro iniziato con coraggio, riforme e risanamento economico».

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