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L'ultima truffa dei tedeschi: "Comprati i mondiali 2006"

Con la complicità della Fifa l'Adidas ha pilotato e deciso l'aggiudicazione del torneo Per coprire il raggiro, creato un sistema di fondi neri da 13 milioni di marchi

L'ultima truffa dei tedeschi: "Comprati i mondiali 2006"

Con sei milioni e settecentomila euro la Germania si comprò il mondiale di calcio del 2006. Nessuna ombra sulla vittoria dell'Italia nella finale di Berlino, quella fu pulita e storica, ma l'aggiudicazione del torneo alla federazione tedesca fu voluta, pilotata, drogata e decisa dall'Adidas con la complicità della Fifa: del resto già nel 2012 Blatter aveva detto che questo «non era un sospetto, ma una constatazione». La votazione del 6 luglio del 2006 vide la Germania prevalere per un solo voto, 12 a 11, sul Sudafrica che venne poi ricompensato con l'assegnazione del mondiale successivo. Il caso è esploso nelle pagine di Der Spiegel e ha trovato la conferma della federcalcio tedesca che ha ammesso il pagamento di quella somma ma per ragioni non legate al mondiale.

La vicenda è questa: l'Adidas voleva a tutti i costi un mondiale nel suo «territorio» e attraverso l'allora suo presidente, Robert Louis Dreyfus, stanziò 13 milioni di marchi messi a disposizione del comitato organizzatore, presieduto da Franz Beckenbauer e dal suo vice Wolfgang Niersbach, attuale presidente della federcalcio tedesca. Il lavoro di lobbying fu duro, i sudafricani godevano dell'appoggio del mondo asiatico, in quegli stessi giorni il governo tedesco assicurò una fornitura di bazooka all'Arabia Saudita che cambiò opinione e posizione al momento della votazione, così come gli altri quattro delegati asiatici componenti del comitato esecutivo della Fifa. Il solo Charles Dempsey, delegato dell'Oceania, dopo un lungo incontro con Beckenbauer, abbandonò la riunione senza alcuna giustificazione, i votanti diventarono da 24 a 23, in caso di pareggio sarebbe stato comunque Blatter a decidere. Lo scrutinio decretò la vittoria della Germania per un solo voto. Fu il trionfo per i tedeschi e per lo sponsor. Cinque anni dopo, lo stesso Dreyfus chiese indietro la somma «prestata» al comitato organizzatore e qui, stando a Der Spiegel confortato da altri documenti interni alla federcalcio tedesca, i dirigenti della Dfb (la federazione calcistica di Germania)e del comitato organizzatore decisero di creare un fondo nero di sette milioni di euro, pari alla cifra ricevuta dall'Adidas. I soldi sarebbero stati utilizzati, questa la spiegazione, per il gala e le manifestazioni che avrebbero preceduto la cerimonia di apertura nello stadio di Berlino. Gala e manifestazioni vennero poi cancellate e la cifra venne girata sul conto svizzero della Fifa e da questo subito rigirata sul conto di Dreyfus e dell'Adidas. Ma prima i denari erano finiti nelle tasche dei vari delegati del comitato esecutivo della Fifa. Dopo la tragedia della Germanwings, con il suicidio del pilota Andreas Lubitz e la morte di 150 passeggeri, lo scandalo della Volkswagen, la Germania di Frau Merkel si ritrova a gestire una vicenda «mondiale» che ha conseguenze pesanti non soltanto nel mondo calcistico. Il coinvolgimento dell'Adidas e dei più importanti personaggi del football tedesco, con Franz Beckenbauer in testa, fanno crollare il mito, l'arroganza, il dominio superbo di un Paese che si ritiene superiore al resto del mondo in tutto, dalla finanza allo sport, dall'onestà all'efficienza. È la caduta degli dei e della loro religione. Per un voto in più, per un pallone gonfio di soldi sporchi, tossico come i gas di scarico della Volkswagen, come la mente buia di un pilota di aerei.

Forse è l'inizio di un'altra storia.

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