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L'ultima vigliaccata del Sì: arruolare anche Montanelli

Dopo averci provato con Berlinguer e Ingrao, gli ultrà renziani strumentalizzano il fondatore del "Giornale"

L'ultima vigliaccata del Sì: arruolare anche Montanelli

Oramai non hanno più ritegno e vanno alla spasmodica ricerca di testimonial che possano in qualche modo avallare il Sì al referendum costituzionale tanto caro al premier Matteo Renzi. Il comitatone renziano ha superato ogni limite, spingendosi fino all'aldilà. Non è una battuta.

Hanno già arruolato una serie di cadaveri eccellenti scatenando una bufera all'interno della stessa sinistra. La prima polemica è scoppiata con Bianca Berlinguer e l'Anpi, quando il Partito democratico ha strumentalizzato alcune frasi dello storico leader del Pci Enrico Berlinguer. Poi è stata la volta di Pietro Ingrao e Nilde Jotti, trasformati in sostenitori della riforma del Senato di Renzi. Per l'amor del cielo, le parole riportate sui social network sono state realmente pronunciate dai defunti esponenti del Pci, ma estrapolate ad arte da un contesto, quello degli anni Settanta e Ottanta, che nulla a che vedere con il presente sognato dal nostro premier. La figlia di Ingrao Celeste, aveva addirittura pensato di querelare il Pd. Anche perché furbescamente i renziani avevano omesso l'intero pensiero di Ingrao, il quale sì era favorevole al monocameralismo, ma abolendo del tutto il Senato e poi eleggendo i deputati alla Camera con il proporzionale puro. Alla faccia dell'Italicum.

Ma ora il Pd ha superato ogni limite. Ieri sul sito dei renziani www.bastaunsi.it è comparsa una vecchia intervista del 1999 fatta in tv a Indro Montanelli da Alain Elkann e, udite, udite, sono riusciti ad arruolare pure il fondatore del Giornale. Che il Pd e il suo cantore Renzi tentino di accalappiare elettori buttando nell'arena, naturalmente a sproposito, molti defunti leader ed esponenti della sinistra storica ci può stare, ma che usino come testimonial proprio Montanelli è proprio indigeribile. Ma i maghi della comunicazione renziana sono capaci di tutto, anche di far finta che Montanelli fosse non solo anticomunista ma un vero liberale.

E per riuscirci meglio, hanno anche riscritto il suo passato, definendo il maestro Indro «storica penna del Corriere della Sera» glissando, con una faccia tosta incredibile, sul fatto che Montanelli aveva proprio lasciato il quotidiano di via Solferino per la sua linea editoriale e aveva fondato il Giornale, guidandolo come direttore per vent'anni. Certo, nessuno dimentica che in passato Montanelli aveva scritto di turarsi il naso e votare Dc, ma l'invito era stato fatto proprio per evitare che si disperdessero voti, favorendo la crescita dell'allora Partito comunista. Per quanto il nostro vecchio direttore non risparmiasse critiche all'impianto costituzionale del nostro Paese, siamo sicuri che oggi non sottoscriverebbe una sola parola del papocchio partorito da Renzi e compagni.

Perché una cosa è certa: a Montanelli piacevano le cose chiare e trasparenti.

E le riforme buttate giù sulla carta del formaggio dal nostro amatissimo presidente del Consiglio sono esattamente il contrario.

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