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L'ultimo feticcio della sinistra: le mozioni antifasciste

Mozioni antifasciste contro il ritorno di un nemico morto e sepolto. Nel frattempo, le bombe carta con i chiodi esordiscono nelle piazze

L'ultimo feticcio della sinistra: le mozioni antifasciste

Scontri nei consigli comunali sulle "mozioni antifasciste". Una semplice indagine su un qualunque motore di ricerca vi farà apprendere questo dato: tra gli argomenti più discussi nelle assise italiane c'è, nel 2018, la necessità di certificare l'antifascismo attraverso le mozioni. Montespertoli, Poggibonsi, Certaldo, Genova, Cagliari, Casarza, Inzago, Schio, Ivrea e Pescara sono solo alcune delle piazze amministrative in cui si è dibattuto, a volte in maniera animata, del tema.

A Grosseto, per esempio, dove il consiglio comunale ha bocciato la mozione presentata dalla Lista Mascagni e dal Pd sui "valori dell’antifascismo e della convivenza civile": un testo finalizzato a concedere l'utilizzo degli spazi pubblici solo a chi è disposto a professarsi antifascista. Il capofila di questo genere di provvedimenti era stato il comune di Arco, in provincia di Trento, che già durante l' estate scorsa aveva chiesto alle associazioni di volontariato di sottoscrivere un certificato. Lo scopo? Riconoscere i "valori antifascisti". Un atto simile, ancora, era stato presentato a San Giuliano Terme, nel pisano. Poi, specie dopo i fatti di Macerata, l'elenco dei sostenitori di queste "patenti di legittimità" si è allungato.

"Arma di distruzione di massa", "perdita di tempo", "basta parlare di fascismo", "incostituzionalità": queste le argomentazioni sostenute dalla maggioranza di centrodestra grossetana. L'antifascismo, almeno secondo il punto di vista di alcuni, sembra essere diventato uno strumento a supporto della propaganda di partito. Con uno spauracchio, quello di un drammatico ritorno degli anni 70', quindi agli anni di piombo, che viene ormai sbandierato con frequenza.

A Canegrate, nel milanese, la minoranza ha presentato un emendamento teso a infoltire gli atti definiti violenti dall'ennesima mozione: "Non possono essere infatti considerate forme di violenza solo quelle compiute dai gruppi di estrema destra, sono forme di violenza anche le aggressioni subite dalla polizia a opera dei centri sociali, l'occupazione ingiustificata dei cantieri delle grandi opere, ecc", hanno sottolineato quelli di "Cambiamo Canegrate". Le assise comunali, insomma, sembrano aver messo da parte i problemi locali, quelli dei cittadini, in funzione dei macrotemi di fenomenologia politica. Rispetto aglli anni passati, in cui di fascismo e antifascismo si è comunque parlato, la novità è rappresentata proprio da questa fervente attività amministrativa.

A Novi, paese interessato da un terremoto neppure tre anni fa e ancora in fase di ricostruzione, il consigliere Giulia Olivetti ha presentato una di queste mozioni per la "modifica dei regolamenti per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche e per la concessione di finanziamenti e benefici economici a soggetti pubblici e privati". "La priorità di questa terra ad oggi - si legge nella replica social di "Noi Lista Civica" - rimane quella di ricostruire una comunità divisa e lacerata dalla crisi economica, dal terremoto, e non da ultimo, dalla incapacità di chi ci ha governato fino a ieri di non aprirsi al contributo della società civile". É preferibile che a Novi si occupino dei problemi derivati dal terremoto o dell'antifascismo? Se ne discute in consiglio comunale.

In piazza, dicono alcuni poliziotti impegnati a sedare le resse di questi giorni, non ci sono i militanti antifascisti, ma la criminalità. "I fascisti del resto - scriveva lo scrittore Ennio Flaiano - si sono sempre divisi in due categorie: i fascisti e gli antifascisti". Pier Paolo Pasolini, che certo fascista non era, ha scritto che: "Esiste oggi una forma di antifascismo archeologico che è poi un buon pretesto per procurarsi una patente di antifascismo reale. Si tratta di un antifascismo facile che ha per oggetto ed obiettivo un fascismo arcaico che non esiste più e che non esisterà mai più. (…) Ecco perché buona parte dell’antifascismo di oggi, o almeno di quello che viene chiamato antifascismo, o è ingenuo e stupido o è pretestuoso e in malafede: perché dà battaglia o finge di dar battaglia ad un fenomeno morto e sepolto, archeologico appunto, che non può più far paura a nessuno. Insomma, un antifascismo di tutto comodo e di tutto riposo". Una inutile "patente" di antifascismo, quindi, era stata in qualche modo profetizzata dall'autore di "Valle Giulia": il testo in cui Pasolini ha espresso solidarietà ai poliziotti, loro sì, figli di proletari ed espressione della povertà.

Mozioni antifasciste, manifestazioni antifasciste, bombe con i chiodi contro le forze dell'ordine. Fenomeni distinti, provenienti da attori politici diversi, ma accomunati dall'inesistenza storica del nemico combattuto. Il professor Emilio Gentile, solo qualche giorno fa, su La7, ha notato come una certa accusa rischi di diventare "un alibi, perché quando si individua un nemico si cerca di coalizzare tutto contro questo nemico, lo si ingigantisce quando in realtà non è un pericolo reale e si ignora il pericolo reale". Un "pericolo reale", invece, è sicuramente rappresentato dalle bombe carta con i chiodi. Quelle sì che sanno di violenza.

Di mozioni finalizzate a scongiurare il ripetersi di quegli episodi, però, pare non esserci traccia.

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