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L'ultimo post su Facebook Vacanze e foto, poi l'incubo

Messaggi, saluti, video a pochi istanti dalla scossa restano sui profili. Ma ora c'è scritto "in memoria"

L'ultimo post su Facebook Vacanze e foto, poi l'incubo

Quando una bomba esplode, un treno deraglia, una scossa smuove la terra, gli orologi si bloccano. E consegnano alla storia l'ora del fato avverso. È così da quando esiste il tempo moderno, ogni volta che la morte semina dolore. Adesso che invece la realtà s'è fatta pure virtuale, l'ultimo istante non è più soltanto questione di lancette ferme in eterno. E' anche diario di immagini, pensieri, parole. Ad esempio quelli di Tiziana Lo Presti, che il 17 luglio, commentando la foto appena scattata sulla spiaggia di Tropea bagnata da un acquazzone, esclamava: «Finalmente vacanza. Ma sembra autunno». Quasi una premonizione. E chissà se avrà avuto modo di ripensarci mentre ad Amatrice la casa dell'anziana madre che era corsa ad accudire le cadeva addosso ed il terremoto, beffardo, gabbava una funzionaria della Protezione Civile esperta nella pianificazione delle emergenze. Lei le sue memorie quotidiane le aveva affidate a Facebook, come ogni giorno fa un miliardo e mezzo di persone nel mondo. Come Anna Grossi, flautista ventunenne diplomata al liceo musicale dell'Aquila: poco prima del sisma aveva condiviso il disegno di un ranocchio che steso ventre all'aria su una foglia in uno stagno maledice la sessione estiva degli esami. Adesso sul suo profilo, e su quelli degli altri caduti nella faida tellurica degli Appennini, campeggia una scritta: «In memoria».

Compare quando parenti e amici segnalano ai dipendenti di mister Zuckerberg la scomparsa del titolare della pagina: basta compilare il modulo di decesso (perché la burocrazia è l'unica a resistere a tutto) per tenere attivo il diario di chi non c'è più. Un modo per non perdersi di vista, quasi come lasciare un fiore sulla tomba senza neppure uscire di casa. E continuare a raccontarsi storie intessute col filo dei ricordi, richiamato dai gomitoli di lana che la romana Sook Mancini aveva eletto a immagine simbolo: lo legherà per sempre al suo compagno Diego Galante, lui pure rimasto ucciso nella notte dei crolli. Candido Sigismondi, autista dell'Atac, 48 ore prima dell'ultima corsa aveva rilanciato in bacheca il sogno di vedere i Cinque Stelle al governo. Arianna Masciarelli, che si godeva il tramonto dell'estate nel villino dei nonni paterni prima del ritorno tra i banchi del liceo artistico di Pomezia, s'interrogava scanzonata su cosa Enrique Iglesias faccia da settembre a maggio. Aveva 15 anni. Uno più di Elisa Cafini, che lascia di sé lo scatto con le amiche, strette in un abbraccio sul bagnasciuga. Ci fosse anche al di là delle colonne d'Ercole della terra, il mare, sarebbe l'eden di Alessandro Neroni, parrucchiere di Civitanova Marche, che lo amava al punto da farsi delfino tra gli scogli dei social forum. O di Ana Huete, ventisettenne spagnola arrivata ad Illica da Granada per far visita alla famiglia del marito Christian Casino. Resta adesso il suo sorriso, impresso sul digitale agli inizi d'agosto con le onde a far da sfondo. Magari, un domani, tutto ricomincerà, e dagli abissi riemergeranno luce e fuoco, anima della donna postata in copertina una settimana prima della catastrofe da Aurelia Daogaru, referente di un'associazione di volontariato inghiottita da polvere e detriti insieme al marito Fabio Graziani. O forse niente più accadrà: Alberto Reitano il 21 agosto aveva interpellato gli astri, per sapere cosa lo attendesse. Un gioco. Inquietante però il responso: «Fai attenzione». Non è bastato a farlo scampare alla furia della natura. Spesso matrigna, comunque madre. Alle 22.37 del 23 agosto, ad una manciata di ore del big one, Paola Rascelli è online. Pubblica le foto delle giornate di svago trascorse tra i lidi di Grottammare ed i colli dell'entroterra. Colleziona una ventina di likes, a mezzanotte ad un'amica. Poi il silenzio. «Pensatemi!», le scrive l'indomani, evidentemente ignara di quanto accaduto nella notte, una seconda amica. «Dove stai?», domanda un'altra, impaurita. Ma nulla. Solo il vuoto. Ad Amatrice e nei paesi del Reatino l'orologio s'era fermato alle 3.36.

La vita continuava, e continua, col gusto amaro della finzione, solo su Facebook.

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