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Milan, dietro il fondo governo di Pechino

In Sino-Europe Sports numerosi soci a partecipazione pubblica

Milan, dietro il fondo governo di Pechino

Le notizie del giorno sono due: una triste e malinconica, l'altra incoraggiante per i patiti del Milan. La prima: si è conclusa ieri venerdì 5 agosto, sant'Osvaldo, la leggendaria carriera calcistica di Silvio Berlusconi che prese il Milan sull'orlo del fallimento nel lontano febbraio 1986 e l'ha guidato, tra trofei e successi irripetibili, sul tetto del mondo. Per trent'anni è stato il suo fiore all'occhiello e il suo amore dichiarato. Nel calcio, come ripete spesso Arrigo Sacchi, ha avuto l'effetto di una valanga caduta in uno stagno: l'ha trascinato dall'era medioevale a quella moderna spendendo una fortuna, oltre 1 miliardo di euro per reggere il ritmo e il peso della concorrenza.

La seconda notizia vera e propria è la seguente: nella notte tra giovedì e venerdì, con l'approvazione dello stesso Berlusconi, è stato firmato il preliminare di vendita delle azioni rossonere (99,93%) dall'ad della Fininvest Danilo Pellegrino e da Han Li rappresentante della Sino-Europe Investment management chaugxing Co Ltd (società guidata da Yonghoung Li) al prezzo concordato di 740 milioni di euro (debiti compresi per un ammontare di 220 milioni di euro; pagamento previsto in tre rate con scadenza a novembre). Già ieri mattina, poche ore dopo l'accordo, sul conto della holding della famiglia Berlusconi sono stati versati i primi 15 milioni che unitamente ai successivi 85 (termine ultimo il 10 settembre) costituiranno l'anticipo prima di saldare il conto con 420 milioni entro novembre. Il closing dell'operazione è fissato a fine 2016 mentre il 1° gennaio è prevista la girata delle azioni. L'ad scelto dai cinesi per la loro gestione potrebbe diventare Marco Fassone (ex Napoli, Juve e Inter).

Il nuovo proprietario del Milan non è il fondo cinese attribuito al capo-cordata Sonny Wu e rappresentato nel corso dell'estenuante trattativa dall'italo-americano Sal Galatioto e da un italiano sconosciuto, Nicolas Gangikoff, che si accreditava da settimane come futuro ad rossonero, né tanto meno il gruppo Fosun spuntato all'orizzonte con una irruzione giornalistica dell'agente portoghese Jorge Mendes. Come nel proverbio più antico, tra i due concorrenti, ha goduto il terzo protagonista, autore di un vero colpo di scena.

Dieci giorni fa, a Pechino, c'è stata una rottura traumatica tra gli investitori del fondo Galatioto, nata sulla governance futura del club: proprio il ruolo di Gangikoff ha provocato la frattura insanabile. Alcuni dei soci si sono perciò sfilati e in tutta fretta hanno affidato a una nuova società, la Sino-Europe appunto, il compito di proseguire e completare l'operazione. È stata una trattativa lampo, allacciata e conclusa in 3 giorni addirittura, grazie al lavoro precedentemente realizzato dagli studi legali e dalle banche d'affari che hanno lavorato da un anno sul negoziato (Banca Lazard, BNp Paribas, gli studi legali Origoni, Crippo, Cappelli e Chiomenti). In prima linea a rendere robusta e solvibile la Sino-Europe c'è Haixia Capital, il fondo di stato cinese per lo sviluppo degli investimenti, al cui fianco si schiereranno altri investitori, alcuni dei quali a controllo statale e tra queste, alcune società attive nel campo finanziario e industriale. Dalla descrizione è evidente lo scenario: è sceso in campo il governo di Pechino per chiudere l'operazione.

Nel comunicato di Fininvest che ha dato l'annuncio ufficiale, la parte più interessante è quella destinata all'attività futura del nuovo azionista che «si è impegnato - è scritto nella nota - a compiere importanti interventi di capitalizzazione e rafforzamento patrimoniale e finanziario per 350 milioni in 3 anni di cui 100 al closing».

È l'unica richiesta avanzata dal presidente Berlusconi per congedarsi dal suo popolo di tifosi e dal Milan con questo omaggio: garantire nei prossimi 3 anni un potenziamento complessivo del club del valore di 350 milioni, cifra utile per competere ancora a livello dei giganti d'Europa.

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