Cronache

L'ultimo rintocco

In Provenza diversi paesi senza più campane, rubate per il bronzo o per il mercato nero dell'arte. E i sindaci non hanno i fondi per proteggere le chiese

L'ultimo rintocco

Cresce l'inquietudine per i furti in serie nella campagna francese. Obiettivi mirati. Chiese, cappelle e piccoli santuari. Si punta al volume. Le campane fanno gola a collezionisti e ricettatori, pronti a fondere il bronzo consacrato per soldi facili. Sette euro al chilo, ma vengono prese di mira anche per il loro valore storico. Dopo l'ennesimo episodio, il quinto in un due mesi, il vescovo di Fréjus-Tolone Dominique Rey chiama i cristiani a vigilare, spiegando che «le campane aiutano i villaggi a scandire il tempo ricordando il significato di Dio».

Niente più rintocchi in ben cinque villaggi della Provenza e allarme ormai esteso a tutti i siti sacri della zona. Da due mesi il dipartimento del Var, incastonato nell'entroterra tra Nizza e Marsiglia, è infatti il più colpito da un fenomeno cresciuto negli ultimi anni, che d'estate vede un aumento preoccupante. La procura ha aperto un'inchiesta ma finora nessuno è riuscito a individuare «la banda delle campane».

Le chiese sono facile bersaglio perché spesso isolate, spiega la sindaca Martine Rebuffat-Arizzi, che ha perfino lanciato un appello a possibili testimoni sui social, nella speranza di trovare l'ultimo «pezzo di bronzo» sparito; stavolta, nella sua Esparron-de-Pallières, dove la campana di 40x60 cm per una cinquantina di chili ha pure un valore storico, quindi facilmente piazzabile sul mercato nero degli oggetti d'arte. Risale al XII secolo e potrebbe fruttare fino a 5mila euro, dice la prima cittadina di questo villaggio di 350 anime che piange il proprio gioiello. Alcuni anni fa, sempre qui, erano state rubate le due porte d'ingresso in legno della cappella e una statua della Vergine Maria. Gli autori non sono mai stati trovati e finora nessun progresso neppure per individuare i ladri del Var che operano nel raggio di poche decine di chilometri.

Modus operandi identico a ogni colpo: entrano in chiesa dall'alto o forzando la porta d'ingresso. Svuotano i campanili. Non rubano offerte: puntano a sganciare la campana nel più rapido dei tempi. Poi, via. «Devi conoscere bene il settore per avventurarti qui», dice un residente. «Devono aver preso una scala per salire fino alla campana che era lì da secoli», si lamenta Thierry Baso, segretario del municipio. «L'avranno già fusa», dice rassegnato André Rousselet, sindaco di Brue-Auriac, l'altro villaggio a pochissimi chilometri di distanza, dove il 10 agosto, né i dieci metri di altezza né gli 85 chili della campana hanno scoraggiato i ladri dall'impadronirsi del bottino. Valore, quasi 500 euro per un «pezzo» risalente al 1847.

I municipi vogliono proteggere il patrimonio religioso, ma non hanno risorse. La Chiesa non nasconde la sua preoccupazione: «Oltre ai furti, atti di vandalismo stanno riemergendo in Francia contro ciò che c'è di sacro nelle chiese», denuncia Alexis Wiehé, parroco della cattedrale di Tolone. «Nessuno scrupolo, si fanno». A metà luglio, sempre nel Var, a Ginasservis, altre campane sono sparite da due cappelle: 80 e 53 chili. Una risalente al 1867, l'altra al 1737, classificata come monumento storico. Si spera nelle iscrizioni in latino impresse sul bronzo che le renderebbero individuabili.

I cittadini, ormai rassegnati, provano intanto ad affidarsi alla tecnologia.

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