Politica

L'ultimo sos del pilota: «Siamo senza carburante»

Il disperato dialogo con la torre di controllo prima dello schianto. Dramma dei sopravvissuti

Paolo Manzo

Dopo lo choc iniziale è arrivato il momento delle prime verità. A parlare saranno le due scatole nere del Bae 146 precipitato lunedì notte ad una cinquantina di km da Medellin in Colombia con a bordo la squadra brasiliana di calcio della Chapecoense e un gruppo di dirigenti e giornalisti in viaggio verso la finale della Copa Sudamericana. Le due scatole nere sono state trovate integre e nelle prossime ore dovrebbero aiutare a dipanare il mistero della caduta di questo aereo prodotto dalla British Aerospace e trasformatosi in una gigantesca bara per 71 dei suoi 77 passeggeri.

Alcuni dei sei sopravvissuti hanno potuto fornire la loro testimonianza. Erwin Turin, tecnico di volo, ha detto di essersi salvato perché invece di abbandonarsi al panico ha seguito le procedure in caso di incidente e ha assunto una posizione fetale dietro le valigie poste in mezzo alle gambe. Una delle commissarie di bordo sopravvissute al disastro ha riferito alle autorità colombiane che le luci si sono spente all'improvviso, poi 40 secondi di caduta libera e la collisione a terra. Una registrazione diffusa da alcuni media colombiani riporta il disperato dialogo del comandante Miguel Quiroga con la torre di controllo: «Guasto elettrico totale, siamo senza carburante».

Al portiere della Chapecoense, Jackson Follman di 24 anni, è stata amputata la gamba destra e rischia di vedersi tagliare anche l'altra. Il difensore Alan Ruschel, 27 anni, è giunto in condizioni gravissime all'ospedale, dove è stato operato per traumi multipli, una frattura a una vertebra e una lesione spinale: rischia la paralisi. Sarebbe riuscito a chiedere ai soccorritori notizie della sua famiglia e dei suoi amici.

Le cause del disastro sono ancora tutte da chiarire. Un Airbus della Viva Colombia aveva dichiarato emergenza poco prima del disastro chiedendo priorità nell'atterraggio. Il che avrebbe fatto perdere del tempo decisivo al volo Lamia con a bordo la squadra che avrebbe così esaurito il combustibile. E proprio sulla serietà della compagnia scelta dai dirigenti dalla Chapecoense per questo volo privato partito da Santa Cruz de la Sierra in Bolivia sono scoppiate le polemiche.

La Lamia è una compagnia nata nel 2009 nel Venezuela di Chávez e poi passata sotto bandiera boliviana. A fondarla l'ex governatore dello stato di Mérida, Marcos Diaz Orellana che avrebbe usufruito di un fondo di investimento cinese interessato a fare affari col governo di Chávez. Delle 12 aeronavi che l'accordo con Pechino da 170 milioni di dollari prevedeva in realtà solo tre compongono l'attuale flotta. Le altre sono in riparazione secondo il PanamPost. Il business principale erano proprio i charter per le squadre latinoamericane di calcio, anche la nazionale argentina vi aveva viaggiato con a bordo Messi.

A Chapecó sono listate a lutto scuole e case in attesa del grande funerale collettivo previsto in settimana quando i morti saranno rimpatriati. In queste ore messe e pellegrinaggi allo stadio Arena Conda, dove la Chapecoense giocava.

In Brasile molte squadre hanno offerto giocatori al team ormai distrutto perché non si estingua, e si pensa di garantire comunque alla Chapecoense la serie A per i prossimi tre anni, a prescindere dai risultati.

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