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Il lungo declino di Fini: da uomo di Stato a indagato e cognato di un latitante

Da uomo di Stato a indagato e cognato di un latitante. Diceva "non so nulla". Ma ora che è nei guai vuole parlare coi pm

Il lungo declino di Fini: da uomo di Stato a indagato e cognato di un latitante

Roma - Era il leader che aveva spento la Fiamma e portato al governo la «destra moderna», e pazienza se poi quella stessa destra si è polverizzata e oggi è ancora in cerca d'autore. Era stato vicepremier, ministro degli Esteri e poi presidente della Camera - la terza carica dello Stato - portando i postfascisti nel cuore delle istituzioni, prima di scoppiare come una bolla di sapone. Era law and order, è finito love and lobbyist, travolto da un insolito destino odoroso di mar dei Caraibi e di new west romano, tra i nuovi quartieri dove sorgono le palazzine dei Tullianos, estensione inevitabile dell'amore per Elisabetta. Proprio la famiglia acquisita è quella «d'intesa» con la quale - per citare l'ordinanza d'arresto del cognato trasmigrato nell'Emirato - Fini s'è ritrovato nei guai per l'affaire Atlantis-Corallo. Una storia che ha rispolverato la madre di ogni guaio dell'ultimo, tragico settennato di Gianfry, la casa donata dalla contessa Colleoni ad An e finita per un tozzo di pane al cognato Giancarlo, in una storia blindata da un muro di offshore prima e di «non ne so nulla» poi. Barriere che, ormai, non proteggono più nulla e nessuno. Né i suoi nuovi familiari né lui, che da «meglio coglione che corrotto» si ritrova iscritto come riciclatore nel registro degli indagati, e con un ruolo sempre meno da comprimario messo nero su bianco dagli inquirenti.

Da un cognato che forse sbaglia a un pasticcio senza fine, dalle otto risposte di quel lontano 2010 alla dura realtà di un affare più che opaco. Quella casa sfilata dal patrimonio del partito aveva per la procura due proprietari occulti, Giancarlo e proprio Elisabetta, che ne godevano ma senza averla pagata, perché a tirare fuori i soldi era stato il re delle slot, mentre quando si è trattato di intascare la plusvalenza milionaria, ecco che la compagna di Fini e suo fratello erano lì in prima persona - dietro al paravento offshore - a spartirsi il gruzzolo. Tutto in un giro di interessi e sospetti nel quale non c'è molto che abbia un odore sopportabile, mentre il cerchio dell'indagine si stringe intorno all'ex leader politico rendendo sempre più sottile lo scudo della autoriferita coglioneria. Prima i suoceri indagati, poi la compagna, poi lui stesso, poi le perquisizioni e i sequestri, e ora il tintinnare di manette per l'ex rampollo in Ferrari, che s'era prudenzialmente rifugiato a Dubai, ma che alla fine della fiera ha sul groppone le stesse accuse di Fini. Che in questa storia, persino al di là dei risvolti penali, gioca da sempre un ruolo di primo piano. È Fini il trait d'union tra Corallo e i Tullianos, ed è probabilmente il motivo dell'attenzione rivolta alla family dal re delle slot. È a Fini che la Colleoni dona la casa nel Principato. È Fini che poi nega tutto e strilla alla macchina del fango. Ma la polvere non è rimasta sotto il tappeto e nemmeno una sparizione dalle scene politiche alla Chi l'ha visto? è bastata a far svanire quella storia. Solo adesso che l'ex cerchio magico sta diventando una garrota Fini si ricorda di avere qualcosa da dire e chiede di essere interrogato.

L'uomo che non sapeva nulla forse qualcosa sa.

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