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L'uomo dei jihadisti in Italia era un terrorista mai espulso

Arrestato ieri un iracheno che dava supporto logistico ai foreign fighters. Condannato a dieci anni e rimpatriato, aveva impugnato la sentenza. E viveva tranquillo a Bari

L'uomo dei jihadisti in Italia era un terrorista mai espulso

Bari Aveva scontato dieci anni di carcere per terrorismo internazionale ed era in attesa di espulsione, ma gli è bastato impugnare il provvedimento per rimanere in Italia. E così è stato, nel nome della legge. Lui, Majid Muhamad, iracheno di 45 anni, dopo aver vinto il ricorso si è stabilito a Bari dove ha avuto la possibilità di aprire una kebabberia e soprattutto ha potuto riprendere a tessere una fitta ragnatela di contatti e legami, fornendo assistenza logistica ai foreign fighters che fanno la spola tra Occidente e zone di guerra. Fino a quando la polizia non lo ha arrestato per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. In realtà, l'operazione di ieri è solo un importante tassello in un mosaico investigativo più ampio sul quale incombe l'ombra minacciosa del terrorismo islamico alimentato attraverso documenti falsi, messaggi in codice e collegamenti in mezzo mondo: dalla Tunisia alla Siria, dall'Iraq all'Afghanistan ma anche alla Norvegia, come rivelano cartoline, appunti e intercettazioni telefoniche in cui tra l'altro spuntano la parola «Isis», possibili piani di attacchi in Paesi europei e riferimenti a spedizioni di «tartufi» che in realtà non sarebbero altro che esplosivi.L'inchiesta di Bari è scattata a febbraio dopo una perquisizione in un appartamento al quartiere Libertà: all'interno c'erano 14 persone, iracheni e iraniani, tutti con permesso di soggiorno o richiesta di asilo politico. Tra loro anche il 45enne, in possesso di un quaderno rosso con l'indirizzo di una città francese e il nome di Bassam Ayachi: è l'ex imam di Molenbeek arrestato, condannato in primo grado e poi assolto in via definitiva dall'accusa di terrorismo, attualmente in Siria dove è stato immortalato mentre imbraccia il kalashnikov. In casa sono stati trovati appunti e cartoline, su una c'è scritto: «Chiedo la morte dei martiri e la vittoria sui nemici». Gli indagati sono dieci. Ma il personaggio cardine dell'inchiesta è Muhamad, legato alla cellula di Parma dell'organizzazione Ansar Al Islam: ha scontato dieci anni di carcere inflitti dai giudici di Milano ed è stato trasferito al Cie di Bari, ma è riuscito a scansare l'espulsione presentando e vincendo un ricorso dinanzi al Tribunale di Cosenza. Da quel giorno è tornato in libertà e ha spalancato le porte dell'Occidente a numerosi extracomunitari che avrebbero utilizzato la Puglia come crocevia strategico e tutto sommato poco distante dagli scenari di guerra.

Negli atti della Dda si legge che «l'indagato si è ricollegato alla rete della cellula terroristica per la quale ha subito la condanna» e gli inquirenti, pur contestando il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, scrivono che il reato sarebbe stato commesso «per permettere di far entrare in Europa soggetti in qualche modo legati all'area del fondamentalismo islamico combattente». Muhamad forniva assistenza e alloggio: si rivolgeva a un affittacamere di Bari e prenotava stanze anche per uno, due giorni, al massimo una settimana; scriveva e parlava, un vorticoso giro di appunti, cartoline e telefonate, in poche parole tentava di «riaccreditarsi scrivono gli inquirenti nuovamente agli occhi dei suoi interlocutori» in modo da «rappresentare per essi ancora un punto di riferimento importante nel gruppo di matrice terroristica». Ma dall'inchiesta affiora un altro particolare inquietante: Muhamad sarebbe entrato in contatto con Ridha Shwan Jalal, un iracheno che, dopo aver chiesto a un'agenzia di Matera il preventivo per venti biglietti aerei per altrettanti connazionali decisi a raggiungere Parigi in gruppi di cinque dall'aeroporto di Sulayrmaniyah (Kurdistan iracheno) con scalo a Istanbul, fu arrestato al porto di Bari mentre tentava di imbarcarsi per la Grecia con documenti falsi. Era il 5 agosto: non si tratta di un giorno qualsiasi, perché quella è la data in cui sempre dal porto di Bari passò Abdeslam Salah, il ricercato per il massacro di Parigi. Forse una coincidenza, forse no. L'unica cosa certa è che Ridha Shwan Jalal è stato scarcerato.

E nessuno sa dove sia finito.

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