Politica

L'uomo prende il largo con lo stile di Ralph Lauren

Scontro generazionale tra le ispirazioni nautiche della sua collezione e l'adorabile follia indossata da Marni

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C'è uno scontro generazionale senza precedenti nel mondo della moda, un vero e proprio conflitto culturale. Si comincia dallo stile di sfilate e/o presentazioni per arrivare a quello degli abiti. Prendiamo il caso di Ralph Lauren, che ha 79 anni, una moglie, tre figli e un patrimonio tale che secondo Forbes è al 158simo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo. A settembre festeggerà mezzo secolo di duro lavoro su quel tipo di eleganza classica che i ricchi americani attribuiscono agli aristocratici inglesi. Infatti la bella collezione Purple Label per l'estate prossima presentata in forma statica ieri nella sede milanese del brand, è una via di mezzo tra lo stile nautico e il guardaroba che il principe Harry potrebbe mettere in valigia se facesse il viaggio di nozze in Riviera. Di nuovo ci sono soprattutto i materiali: vernice bianca con segni grafici vulcanizzati in nero per il vecchio giaccone da marinaio in panno blu, oppure uno speciale tessuto laminato al posto della solita cerata da vela per il parca color oro.

Tutto è leggero, tagliato bene e cucito ancor meglio a cominciare dal cosiddetto Ralph Suit, ovvero il doppio petto in lino gessato che da una vita il designer indossa con camicia e cravatta nello stesso tessuto e fantasia. Niente sorprese, dunque, anche se il bello e la buona educazione ultimamente sono sorprendenti.

Da Marni due anni fa è arrivato Francesco Risso, un ragazzo dolce e ben educato nato 35 anni fa su una barca perché i suoi genitori sono appassionati di vela. Lui ha scelto la formula della sfilata ma in un garage del centro e con gli ospiti seduti sui grossi palloni da ginnastica. Del resto la collezione è ispirata a un'adorabile follia: le olimpiadi degli atleti imperfetti. Ecco infatti gli alti, i bassi, quelli troppo tondi e i magri da far paura che s'infilano le cose più strane addosso. C'erano dei calzoni da tennis degli anni Venti troppo lunghi per essere dei bermuda, troppo corti per creare una bella proporzione, dei bomber da baseball in seta rosa pallida, delle sneaker che sembravano scarpe da ballo: di tutto, di più. Alla fine l'immagine risultava precisissima, l'invincibile tenerezza di un ragazzo che non ha tanti muscoli ma molto cervello e ama tanto i libri quanto lo sport: lo zen e l'arte di sognare anche un po'. Davvero bella la collezione di Les Hommes disegnata dal talentuoso duo di Anversa Tom Notte e Bart Vanderbost. Anche loro scelgono la formula della sfilata e s'ispirano a un viaggio mentale nell'estetica da far West con i disegni Serape delle coperte Navajo e la giacca con le frange di camoscio alla John Wayne reinterpretati in chiave contemporanea. Da Kiton ci sono le solite splendide cose made in Napoli: il sartoriale all'ennesima potenza.

Però accanto a smoking impeccabili e a cravatte meravigliose esordiscono come direttori creativi della linea KTN i gemelli Walter e Mariano De Matteis, figli dell'amministratore delegato del brand e da tempo in azienda a farsi le ossa. La loro ricerca sui materiali nuovi (da qui il nome che è l'acronimo di Kiton New Texture) ha prodotto cose egrege. Si può dire lo stesso della collezione presentata da Matthew Miller al White con capi ispirati dal mondo delle divise da lavoro realizzati in materiali riciclati. 35 anni, nato a Stroke on Trent (la cittadina inglese dove fabbricano le ceramiche Wedgwood, Miller ha studiato alla scuola d'arte di Manchester da dove vengono anche i fratelli George e Mike Eaton che insieme disegnano la collezione Represent ispirata dal rock britannico degli anni Novanta con in testa gli Oasis. Capirne di più è dura: la confusione regna sovrana nel backstage e soprattutto in passerella dove un ragazzo suona dal vivo appollaiato sul tetto di una Rolls Royce.

Certo è divertente e i giovani, si sa, vogliono sempre divertirsi e divertire.

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