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M5s fa quadrato in Campidoglio. La sindaca non si tocca (per adesso)

Virginia respinge le accuse: mai preso un euro. Fraccaro: tutto ok

M5s fa quadrato in Campidoglio. La sindaca non si tocca (per adesso)

Roma - La riunione del gruppo si preannunciava tesa e foriera di indigeribili scenari. I giornali già vaticinavano una spaccatura del gruppo consiliare capitolino: con i Cinque Stelle divisi sulle responsabilità della sindaca e del gruppo dirigente in Campidoglio, a proposito della questione dello Stadio e in genere sulla gestione dell'amministrazione di Roma degli ultimi mesi. E invece i ventisette consiglieri si sono mostrati uniti almeno in apparenza. Uniti nel difendere se non altro il proprio lavoro. E lo hanno mostrato accettando Giuliano Pacetti come nuovo portavoce del gruppo al posto dell'autosospeso Paolo Ferrara (il cui nome è finito nelle carte dell'inchiesta sul nuovo stadio della Roma). Prima della riunione qualcuno ha provato a sollevare dubbi circa la scelta di Pacetti (è lui il responsabile del «pasticciaccio brutto» del voto sulla mozione presentata da Fratelli d'Italia per dedicare una via a Giorgio Almirante). Alla fine anche i più riottosi, come la stessa Maria Agnese Catini, l'unica grillina a votare convintamente no a quella mozione, si sono piegati alla volontà della maggioranza. Però un punto a proprio favore gli oppositori interni l'hanno segnato: il portavoce sarà affiancato da un comitato di cinque membri. «Il lavoro di squadra - spiega uno dei consiglieri - è il modo migliore per prevenire incidenti di percorso attribuibili a ingenuità o buonafede».

C'era però da stabilire una posizione condivisa circa il nuovo stadio. Alcuni proponevano una frenata. In linea, per altro con quanto già fatto due anni fa con la candidatura della città per le Olimpiadi. Troppo rischioso. Altri, invece, e sono risultati la maggioranza, hanno precisato che un cambio di passo adesso potrebbe rappresentare un problema maggiore. Proprio perché finora non sono emerse responsabilità che coinvolgano giunta e sindaco. La stessa Raggi è intervenuta alla riunione respingendo ogni accusa: «Basta restare nell'angolo. Noi siamo puliti, non abbiamo preso un euro. La magistratura farà il suo corso. Noi, e lo dice proprio la Procura, abbiamo fatto tutto regolarmente sullo stadio. Ho deciso, in ogni caso, di fare un'altra verifica proprio per essere più sereni».

I consiglieri, poi, non si sono nascosti le difficoltà all'interno del Movimento. Fuori dalla cerchia capitolina sono in tanti coloro che auspicano una bocciatura della Raggi. C'è chi si aspetta un intervento dall'alto. Magari dello stesso Grillo. Fatto è che lo scaricabarile della Raggi nel salotto televisivo di Vespa (quando ha sostanzialmente indicato i ministri Fraccaro e Bonafede come referenti primi dell'avvocato Lanzalone) non è piaciuto. E visto che domani la Raggi è attesa in tribunale per il processo di falso in relazione ad alcune nomine, tra cui quella del fratello del suo vicecapo della segreteria Raffaele Marra, c'è chi pensa che la questione vada risolta al più presto. I consiglieri, però, sanno che la guida grillina del Campidoglio terminerebbe con la rimozione della Raggi. Un nuovo voto oggi non porterebbe certo ai risultati di due anni fa. A gettare acqua sul fuoco interviene Luigi Di Maio. Ieri sera a Porta a porta ha rivendicato la scelta di Lanzalone. Scelto, dice, «sulla base delle sue competenze». Di Maio però respinge le accuse al Movimento. «È dimostrato che non abbiamo preso una lira». Pure il ministro Fraccaro interviene in difesa della sindaca.

«Nessun problema con la Raggi».

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